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La libertà religiosa del minore

La mutazione del ruolo del minore nella famiglia e nella legislazione di oggi: l’ascolto del minore

La mutazione del ruolo del minore nella famiglia e nella legislazione di oggi: l’ascolto del minore.
Le importanti innovazioni legislative e giurisprudenziali che hanno investito il diritto di famiglia fino ad oggi, cominciando con la riforma del 1975, hanno inevitabilmente mutato i rapporti tra genitori e figli alla luce dei principi stabiliti dalla Costituzione. Con la L. 151/1975, infatti, si è raggiunta l’uguaglianza giuridica e morale di entrambi i coniugi nell’esercizio – congiunto – della potestà, e si è individuata una nuova posizione del minore all’interno della famiglia e dei nuovi assetti familiari: si è quindi passati dalla vecchia “patria potestà”, caratterizzata sempre dal ruolo gerarchico del padre all’interno del contesto familiare, alla nuova “potestà genitoriale” che, invece, richiama implicitamente l’uguaglianza dei genitori nell’esercizio della funzione educativa e genitoriale. Come sappiamo, infatti, secondo la formulazione originaria, l’art. 316 prevedeva che l’esercizio della potestà spettasse al padre ma, a seguito della riforma, lo stesso articolo recita ora che «la potestà è esercitata di comune accordo da entrambi i genitori» e che va esercitata fino alla maggiore età o all’emancipazione del figlio. Dato che a decidere non è più solo un genitore ma due, il legislatore ha dovuto necessariamente prevedere dei rimedi in caso di contrasto tra i genitori sulle scelte educative del figlio minore. Pertanto «in caso di contrasto su questioni di particolare importanza, ciascuno dei genitori può ricorrere senza formalità al giudice indicando i provvedimenti che ritiene più idonei». Solo in caso di incombente pericolo di un grave pregiudizio per il figlio la legge prevede – quasi in ossequio a un residuo della vecchia potestas paterna – il diritto del padre di «adottare i provvedimenti urgenti ed indifferibili». Laddove manchi tale pericolo e permanga il contrasto tra i genitori «il giudice attribuisce il potere di decisione a quello dei genitori che, nel singolo caso, ritiene il più idoneo a curare l’interesse del figlio». L’intervento del giudice – ossia del Tribunale dei minori – però, non può che «essere di semplice supplenza», nel senso che il suo potere non potrà arrivare «a correggere o a rivedere genericamente il giudizio discrezionale» di chi è investito del potere di educatore.
È ovvio, dunque, che a mutare siano stati i contenuti della potestà genitoriale che, ora, si «colora in modo diverso» perché oltre ad essere esercitata di comune accordo tra i coniugi esige, al contempo, «il rispetto della personalità del figlio» visto che l’educazione, l’istruzione e il mantenimento devono avvenire tenendo conto «della capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli». Il rispetto della personalità del minore, quale criterio educativo, ha superato quello vecchio consistente nella conformità ai “principi della morale”, dando al figlio, a pieno titolo, un ruolo attivo e fondamentale nei processi di formazione della sua personalità, di socializzazione e nella vita stessa della famiglia. Ecco perché è stato correttamente osservato che l’inserimento delle nuove norme in tema di potestà «in un nuovo contesto di rapporti genitori e figli evidenzia come i poteri dei genitori siano in via esclusiva strumentali allo svolgimento della funzione educativa nell’interesse della prole». [...]

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La libertà religiosa del minore

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuela Annita Scuderi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Andrea Bettetini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 171

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Parole chiave

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famiglia
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