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Internazionalizzazione e cooperazione economica. I rapporti tra Italia e Tunisia

La viticoltura in Tunisia

La viticoltura tunisina ha origini molto antiche, le prime attestazioni si hanno intorno 815 a. C. con la civiltà fenicia grazie al trattato dell'agronomo Magon, questo tipo di coltivazione però ebbe un grande sviluppo durante il periodo cartaginese e romano, come attestato da diversi mosaici e affreschi esposti nei musei nazionali, da alcune rovine di impianti idraulici nel Nord del paese e dall'esistenza di acquedotti di origine romana.
Si ebbe un incremento in particolare durante l'epoca romana nella quale si produceva un vino bianco dal colore paglierino detto passum.
Intorno al VI secolo a. C. la costa orientale costituiva la provincia Bizacena che forniva la maggior parte delle risorse agricole a Costantinopoli.

Con la dominazione araba e ottomana si abbandonò la coltivazione dell'uva da vino per dare maggior sviluppo a quella da tavola.
Esistono attestazioni di fabbricazione di vino anche in epoca medievale e moderna soprattutto nella zona attorno a Qairouan, qui veniva venduto un vino aromatizzato da datteri e miele.
Prima della colonizzazione francese le viti (uva d'oriente e moscato soprattutto) crescevano nei giardini spontaneamente, i vigneti indigeni invece, appartenenti a famiglie di origine andalusa, producevano per lo più uva da tavola, le varietà erano circa 160.

La fabbricazione di vino si riscontrava nella penisola di Cap Bon dove gli arabi producevano un vino dolce molto rinomato. Nelle isole di Gerba e Kerkenna si produceva con la qualità d'uva detta asli(melliflua) un vino chiamato hasir che andava dai 16 ai 17 punti di gradazione alcolica mentre a Bizerta si preparava una vino denominato mghelli cioè “bollito” poiché ottenuto dalla macerazione e poi bollitura dell'uva.
Agli inizi del diciannovesimo secolo un nutrito gruppo di coloni francesi, maltesi e italiani decisero di coltivare le proprie viti in Tunisia a seguito dell'invasione della fillossera11 che imperversava in Europa.

Fu così che a partire dal 1881 i vigneti si estesero rapidamente fino ad arrivare nel 1933 ad una estensione totale di 50.500 ettari con una produzione di vino di 1.500.000 ettolitri.
La coltura della vigna avveniva in grandi proprietà dove la manodopera indigena si occupava dei lavori più grossolani mentre quella italiana, per lo più siciliana, eseguiva i lavori più delicati ed era preferita a quella francese poiché più abbondante, competente e più disposta a percepire modesti salari.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Internazionalizzazione e cooperazione economica. I rapporti tra Italia e Tunisia

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Informazioni tesi

  Autore: Marta Ferraro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Pierluigi Catalfo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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