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La Cina e l'ambiente. Il ruolo della Cina nelle Conferenze Internazionali sul clima

La normativa ambientale in Cina

In Cina, in seguito alla vertiginosa crescita economica degli ultimi decenni, si sono presentati tutti i classici problemi cui, fisiologicamente, ogni economia in fase di sviluppo va incontro, ovvero l’inquinamento atmosferico, quello delle acque e tutti i conseguenti problemi di salute pubblica connessi. Secondo una stima della WHO (World Health Organization), tra le dieci città più inquinate nel mondo, sette si trovano in Cina. La richiesta energetica cinese è in costante aumento e impone un consistente sviluppo delle infrastrutture, come impianti per lo sfruttamento dell’energia elettrica, centrali nucleari, oleodotti e rischia di avere ricadute sempre più pesanti in termini di inquinamento e danni ambientali.

Proprio per questi motivi, una delle maggiori sfide per il governo cinese è oggi la definizione di un corpus di leggi e normative capaci di porre rimedio ai problemi insorti in seguito allo sviluppo tecnologico, senza però costituire un freno per lo sviluppo tecnologico. La Cina, sia durante il periodo imperiale che nella storia della Repubblica Popolare Cinese, non ha mai, per tradizione, fatto un grande uso del cosiddetto “diritto positivo” per affrontare i problemi della società. La nazione era infatti governata più che altro da decreti “ad hoc” piuttosto che da leggi vere e proprie e il dualismo si sviluppava tra “governo della legge” (fazhi), al quale si contrapponeva il “governo personalistico” (renzhi). Durante il Maoismo, si prediligeva il secondo, presupponendo una totale sovrapposizione tra politica e legge, considerata “oppressiva” e “borghese” e, addirittura, assimilata ad uno strumento di dittatura.

Nell’era delle riforme di Deng Xiaoping, questa situazione subì grandi cambiamenti e lo stato di diritto, inteso come governo della legge, tornò ad assumere un’importanza maggiore grazie all’apertura della Cina comunista. I primi tentativi nel campo della legislazione ambientale risalgono al 1979, anno in cui fu promulgata la prima “Legge sulla Protezione Ambientale”, che stabilì i principi basilari per la coordinazione tra costruzione economica, lo sviluppo sociale e la salvaguardia ambientale. Queste legge era la rappresentazione di un paese che solo da poco aveva realizzato di trovarsi sull’orlo di una crisi ecologica. Dalla promulgazione di questa legge, il governo cinese ha mostrato di prestare sempre più attenzione alla questione ambientale, approvando svariati regolamenti e istituendo diversi uffici incaricati del controllo della loro effettiva applicazione.

Per questo motivo, nel 1984, sono state create la NEPA (National Environmental Protection Agency), come parte integrante del governo centrale, e la SEPC (State Environmental Protection Commission), che fa capo al Consiglio di Stato. Quest’ultima venne poi ribattezzato nel 1998 SEPA (State Environmental Protection Agency), organismo a cui è stato assegnato il compito di risolvere i diversi problemi connessi all’attuazione della normativa in vigore. Anche la Costituzione cinese del 1982 ha incluso importanti disposizioni di tutela ambientale, ad esempio l’articolo 26, che prevede che lo Stato protegga e migliori l’ambiente e controlli il livello d’inquinamento, organizzando e incoraggiando la protezione delle foreste. Dopo la promulgazione della legge quadro del 1979 e sulla base delle disposizioni stabilite dalla Costituzione del 1982, vennero elaborate numerose leggi speciali in materia di protezione ambientale e risorse naturali.

Tra di esse, si può citare la “Legge della Repubblica Popolare Cinese sulla prevenzione e il controllo dei rifiuti solidi”, adottata il 30 ottobre 1995, e modificata nel 2004, allo scopo di prevenire e controllare l’inquinamento ambientale generato dai rifiuti solidi, promuovendo lo sviluppo sostenibile dell’economia e società. Questa legge incoraggia e sostiene l’adozione di tecnologie per la produzione pulita, con l’obiettivo di ridurre i rifiuti solidi altamente inquinanti, considerando sia quelli di origine industriale, che quelli di origine domestica. Presuppone inoltre l’impegno da parte dello stato e dei cittadini nell’adozione di politiche e misure tecniche ed economiche atte al recupero e a un utilizzo più razionale dei rifiuti solidi, per prevenire e ridurre l’inquinamento da essi generato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Cina e l'ambiente. Il ruolo della Cina nelle Conferenze Internazionali sul clima

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Picco
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue ed Istituzioni Economiche e Giuridiche dell'Asia Orientale (curriculum Cina)
  Relatore: Roberto Peruzzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 296

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Parole chiave

ambiente
cina
cambiamenti climatici
conferenze internazionali sul clima
movimenti ambientalisti
legislazione in materia climatica
energie pulite

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