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Città (dis)agibili

Torino: quali progressi?

Nell'ultimo ventennio Torino ha subito notevoli trasformazioni territoriali, zone dismesse da fabbriche sono state oggetto, sin dagli anni '90, di progetti di riqualificazione ambientale per una migliore vivibilità della città. Il disegno del Comune ha coinvolto anche il tema dell'abbattimento delle barriere architettoniche, non solo sul piano materiale, ma anche nella sensibilizzazione di chi nel pubblico lavora.
Gli effetti dell'adozione di una politica mirata a "una città per tutti" sono evidenti negli accorgimenti di edifici di interesse sia storico che culturale da me osservati, quali Palazzo Reale, Palazzo Madama, Teatro Regio, Museo Egizio e Museo del Cinema che di primo acchito, possono sembrare di difficile accesso, in quanto costruiti in epoca lontana, invece si sono trovate soluzioni che ne permettono la visita, pur sempre accompagnati.
L'impegno per permettere a tutti di ammirare le bellezze della città è notevole, ma le difficoltà altrettante proprio per la storicità degli edifici e dei loro interni. Palazzo Reale, ad esempio, è accessibile sino al secondo piano con l'ascensore, mentre il terzo, dove risiedono le cucine, non è raggiungibile poiché la conformazione dell'edificio non permette l'installazione di un elevatore.
Palazzo Madama dove, molto gentilmente mi viene donato un biglietto omaggio, «perché così puoi giudicare tu», è agibile nonostante le pesanti porte che dall'ascensore conducono alle sale. In questo contesto la rimozione dell'ostacolo non è possibile poiché si tratta di una barriera tagliafuoco. Un dipendente del museo, che mi autorizza a fotografare l'elevatore che permette l'accesso alla prima stanza del museo, mi spiega che se il disabile non è accompagnato, «le guide sono pronte ad aprire le porte per fargli continuare autonomamente il giro».
Il Teatro Regio non presenta ostacoli per chi desideri assistere agli spettacoli o visitare la struttura. Nella seconda eventualità occorre, per motivi di sicurezza, avvisare con qualche giorno di anticipo poiché «I sotterranei spesso non li facciamo visitare… altrimenti, ma non perché non siano accessibili, ma per ragioni di sicurezza. Se succedesse qualcosa l'ascensore verrebbe disattivato e se non c'è personale qualificato che possa dare una mano come si fa?». Giusta osservazione che vale anche per persone anziane o ridotte capacità motorie.
Anche il Museo Egizio è interamente agibile, ma il fiore all'occhiello di Torino è il Museo del Cinema, in quanto accessibile per ogni tipo di disabilità. Oltre alle audio guide vi sono infatti anche percorsi tattili, audio descrizioni per i film proiettati, visite guidate per sordomuti e percorsi concepiti per ogni tipologia di disabilità motoria.
Non si può negare che la città si stia adoperando per eliminare le barriere architettoniche e permettere ad ogni cittadino di percorrerla «sia per necessità che per semplice piacere ricreativo». L'impegno assunto dalle Amministrazioni trova riscontro anche nel rinnovamento della rete di trasporto pubblico, ad oggi non completamente adeguata alle esigenze delle diverse tipologie di abitanti. L'innovazione importante della GTT (Gruppo Torinese Trasporti) è la decisione di «avvalersi di un referente per la disabilità interno alla propria azienda» istituendo la figura del Disability Manager, le cui funzioni, che mi vengono esposte direttamente dal responsabile del servizio Guido Bordone, sono di occuparsi dei processi di adattamento delle linee di trasporto pubblico e della formazione dell'organico mirata anche alla sensibilizzazione dello stesso sulle problematiche dell'handicap.

Il coinvolgimento del personale è ben espresso dal signor Bordone con le seguenti parole:
a giugno abbiamo fatto… ideato e fatto con delle associazioni di disabili motori e di disabili visivi un filmato su come deve avvenire l'incarrozzamento… Noi lo chiamiamo così… l'incarrozzamento delle persone… parliamo di incarrozzamento dei clienti che siano disabili o no… Il termine nostro è questo. È stato bello perché ci siamo messi un pomeriggio in Piazza Caio Mario e abbiamo fatto dei filmati, cioè abbiamo fatto vedere cose giuste e cose sbagliate che un conducente può fare quando fa salire o scendere un disabile. Ci siam proprio fatti il programmino, il canovaccio e poi in 4, 5 ore l'abbiamo fatto. E gli attori erano una signora cieca simpaticissima tra l'altro… veramente… che fa l'attrice anche e poi un signore ipovedente e due rappresentanti in carrozzina. Questo filmato noi lo proiettiamo dall'inizio di settembre a tutti i nostri conducenti perché stiamo facendo un corso che dura 35 ore per ogni sezione a tutti i nostri 2200 conducenti e un'ora la dedichiamo a proiettare il filmato e a commentare con loro questo filmato. In questo filmato c'è l'indicazione, il commento che fa l'istruttore e che se il disabile lo chiede può essere aiutato quindi… anche perché il concetto è il disabile non è deve essere comunque aiutata, il disabile è una persona che come tutti noi, se ha bisogno di essere aiutato lo chiede. Se non lo chiede fa da solo… e quindi questo è uno dei tanti messaggi che mandiamo in questo video. Un altro messaggio importante che mandiamo è che l'ipovedente non si riconosce, la persona in carrozzina si, e quindi so che ho delle cose da fare perché è una persona che si muove in un modo diverso rispetto a chi cammina. L'ipovedente no. Non lo riconosco, a volte neanche il cieco, perché a volte anche il cieco completo mi dicevano non usa il bastone bianco… Ma l'ipovedente… Io potrei essere ipovedente… allora è importante che il conducente sappia che può succedere che un cliente gli chieda qual è la linea… e non lo fa perché lo prende in giro, ma perché non vede no… è importante che il conducente si attesti alla palina quando si ferma e non fuori fermata, perché l'ipovedente normalmente si attesta vicino alla palina e sa che nelle vicinanze arriverà il veicolo che aprirà la porta. Noi abbiamo la maggior parte dei conducente che sono molto sensibili a questi temi, ma è sempre bene ricordali.

È importante rilevare che il processo di formazione del personale considera non solo le disabilità motorie «che si riconoscono», ma anche le sensoriali, nell'ottica di un orizzonte allargato a tutte le possibili necessità individuali.
La disponibilità dell'interlocutore offre l'opportunità di approfondire i motivi dell'inadeguatezza della rete tranviaria nel fronteggiare le esigenze di mobilità dei portatori di handicap. Con molta franchezza il Disabilty Manager afferma che il problema del trasporto tranviario è soprattutto legato alla mancanza di fondi causata dei recenti tagli contributivi effettuati dalla Regione; poiché l'acquisto e la gestione di tali mezzi è più costoso rispetto ai pullman, è preferibile incrementare il parco autobus, infatti la percentuale di accessibilità di questi ultimi è del 70% con la prospettiva di portarla entro breve al 90%. In seguito viene altresì chiarita una mia curiosità sulla scelta, per favorire l'uso dei trasporti pubblici adattati, dell'utilizzo di una pedana manuale piuttosto che elettronica: la decisione, condivisa tra azienda e conducenti, è sta adottata a causa della fragilità del meccanismo che richiedeva frequenti manutenzioni. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Città (dis)agibili

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Cattro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze sociologiche
  Relatore: Giovanni Semi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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Parole chiave

disabilità
sociologia urbana
barriere architettoniche
stigmatizzazione
disability studies
costruzione sociale della disabilità

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