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La rondine e l'usignolo

Il tema dell’usignolo

Il tema dell’usignolo compare in diverse opere: nelle Trachinie è il coro a dire di sé di aver pianto con voce acuta, come quella di un usignolo.
Il motivo letterario dell’usignolo viene altresì nelle Fenicie euripidee: Antigone, in seguito alla notizia della morte di Eteocle e Polinice e del suicidio di Giocasta, cerca nell’usignolo un compagno di canto per intonare il disperato pianto.
In ultimo, anche nello stasimo dell’Elena [Hel. 1106-1116] c’è la medesima movenza, dove però è il coro a rivolgere una lunga invocazione all’”uccello canoro più melodioso”, alludendo appunto all’usignolo.

Nella mitologia sono presenti anche citazioni dell’usignolo legate alla figura della madre: ad esempio in Omero [Od 19, 518-524], in cui ne ritroviamo solo un breve cenno; in esso Penelope, personaggio interno al racconto, mette a confronto sé stessa con un altro personaggio del mito. Dalle sue parole veniamo a conoscenza del fatto che una madre con il nome di “άηδδόνϵς” uccide il figlio Itylos avuto da Zeto “signore” per mancanza di ragione; trasformata in uccello si abbandona ad un eterno lamento. Sempre all’interno dell’Odissea, troviamo un’ulteriore citazione: Penelope chiede di essere rapita agli dèi come le figlie di Pandareo, piuttosto che andare in sposa ad un uomo inferiore ad Ulisse.
Un richiamo alla leggenda è presente anche in un frammento di Esiodo [Hes. Op. 564-570], che rivela molti punti di contatto con la leggenda omerica, e in cui si narra del ritorno primaverile della rondine, uccello che indica al contadino il tempo favorevole per potare la vigna. Nel testo esiodeo viene spiegato che una fanciulla, figlia di Pandione, è stata mutata in rondine e leva un lamento funebre.

Sia Omero sia Esiodo parlano di uccelli, pertanto si può pensare che alle spalle di ambedue siano presenti le leggende folcloristiche sugli uccelli primaverili. È possibile giungere a questa conclusione grazie al richiamo di Esiodo al testo Omerico, nonché alla somiglianza tra i nomi Pandareo e Pandione. Più tardi, questo tipo di leggende si fonde con quella dell’usignolo, madre assassina del figlio, inseguita dal padre Tereo-upupa.
Sono stati ritrovati dei richiami a tale leggenda anche nella produzione lirica, un esempio ne è un breve frammento di Simonide in cui pare stia descrivendo gli usignoli sulla scia di Omero.
Un ulteriore frammento è presente nell’Inno a Demetra, brano di lirica corale, il quale cita “ϊτω, ϊτω Χορός” (trad. “vai, vai, coro”): una onomatopea che richiama il nome Ιτυν. Parte della critica attribuisce questo brano a Bacchilide. Se fosse a lui attribuibile, e se in esso fosse possibile riconoscere un’eco al richiamo del figlio Iti, ci troveremmo davanti ad una delle testimonianze più antiche della leggenda delle Pandionidi, risalente alla prima metà del V a.C., oltre che ad una delle pochissime attestazioni nella poesia lirica.
Nel complesso della produzione lirica, tuttavia, l’unica presenza certa del mito delle Pandionidi è in Sapph. Fr. 135 Voigt, che riguardala rondine assassina ed in cui è evidente il ricordo di Esiodo.
Anche nell’Agamennone troviamo una citazione alla leggenda. Cassandra, consapevole degli eventi che la trascineranno alla rovina proclama i propri oracoli di sventura; e si lamenta con grida dissonanti “come l’usignolo addolorato che leva il lamento sulla propria vita”.

In un passo delle Supplici [Aesch. Suppl. 57-67] sono presenti tre elementi: il nome Tereo, l’inseguimento e il rancore della madre malvagia. Tereo viene presentato come il consorte dell’usignolo e quindi come vittima indiretta del gesto infanticida. Il marito intende a sua volta vendicarsi della moglie, e la metamorfosi in sparviero, nemico e predatore dell’uccello primaverile in cui viene mutata Procne, lo cristallizza in tale condizione di ostilità. Il fatto che Tereo si trasformi in uno sparviero rappresenta un elemento inusuale all’interno della tradizione, in quanto nella quasi totalità delle fonti egli viene mutato in upupa. Le uniche altre testimonianze della metamorfosi in sparviero trovano in Soph. Fr. 581 e Hyg. Fab. 45.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La rondine e l'usignolo

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Galizzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Beni culturali
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Giorgio Bejor
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 53

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Parole chiave

scultura procne e iti
alcamene
leggenda dell'usignolo

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