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Principio di legalità, nomofilachia e cultura del precedente nel sistema penale. Un’analisi comparata con l’esperienza inglese

L’efficacia «soggettiva» e «oggettiva» del precedente. La teoria «classica» di stare decisis nell’organizzazione della giustizia inglese tra passato e presente

Come analizzato nel paragrafo precedente, la storia di stare decisis nei sistemi di common law ha seguito un’evoluzione tutto sommato regolare: da una prassi consolidata presente nel XVIII secolo all’istituzionalizzazione di un obbligo giuridico verso fine Ottocento. Si tratta di un obbligo, quello in capo ai giudici, che possiamo definire autoimposto, poiché mai sancito da nessun atto legislativo, né allora né oggi.
Garanti di questo passaggio sono stati la crescita in numero e in qualità dei reports, nonché la fissazione di una precisa gerarchia tra le corti. Questo secondo aspetto, in particolare, risulta fondamentale per capire la reale portata di stare decisis e l’efficacia «soggettiva» del precedente giudiziale, ovvero l’insieme dei soggetti verso cui il precedente dispiega la sua forza vincolante: chi è vincolato da un precedenze giudiziale?
E’ opportuno, per trovare una risposta, inquadrare nel dettaglio la gerarchia delle corti inglesi, in modo da capire a quali giudici si rivolgono le decisioni dei vari tribunali.

stare decisis, infatti, ha (o almeno ha avuto in passato) una doppia valenza: da una parte l’obbligo dei giudici di una corte inferiore di adeguarsi ai precedenti decisi presso una corte gerarchicamente superiore (c.d. stare decisis verticale) e, dall’altra, l’obbligo di una certa corte di seguire le proprie pregresse decisioni (stare decisis orizzotale).
A cambiare, oltre il contenuto del comando, è la ratio della regola: per i giudici inferiori l’obbligo deriva direttamente dal rapporto gerarchico cui sono sottoposti, in conseguenza dell’organizzazione piramidale del sistema delle corti, mentre, per quanto concerne i giudici di pari livello, sembra che il fondamento vada ricercato in quella esigenza di uniformità e garanzia di stabilità che solamente l’adeguamento dei posteri alle decisioni passate può facilmente realizzare.
stare decisis orizzontale ha avuto, per la verità, una vita piuttosto breve in Inghilterra, almeno a livello di Supreme Court. Già nel 1966, infatti, attraverso un practice statement, l’Appellate Committee della Camera Alta è riuscita a svincolarsi da tale obbligo.
Mentre in passato i Lords inglesi si erano ritenuti, per circa un secolo, assolutamente vincolati ai propri precedenti, autoimponendosi di non discostarsi da quanto già deciso con essi (tanto che Lord Halsbury, nel 1898 enunciò il principio a suo dire «affermato ormai da alcuni secoli» per cui, poichè la Camera dei Lords è la Corte «definitiva», le sue decisioni dovevano essere «definitive»), nel 1966, una solenne dichiarazione pronunciata dall’allora Lord Chancellor, a nome di tutti i Lords, ha cambiato definitivamente le carte in tavola.

Il punto focale della dichiarazione resa da Lord Gardiner consiste nello stabilire il potere della House of Lords (e solo di essa) di discostarsi dalle proprie decisioni «quando appaia giusto farlo», ferma restando l’obbligatorietà dei precedenti come regola generale:

«Their Lordships regard the use of precedent as an indispensable foundation upon which to decide what is the law and its application to individual cases. It provides at least some degree of certainty upon which individuals can rely in the conduct of their affairs, as well as a basis for orderly development of legal rules.
Their Lordships nevertheless recognise that too rigid adherence to precedent may lead to injustice in a particular case and also unduly restrict the proper development of the law. They propose, therefore, to modify their present practice and, while treating former decisions of this House as normally binding, to depart from a previous decision when it appears right to do so. In this connection they will bear in mind the danger of disturbing retrospectively the basis on which contracts, settlements of property and fiscal arrangements have been entered into and also the especial need for certainty as to the criminal law. This announcement is not intended to affect the use of precedent elsewhere than in this House».


Si può affermare che la portata rivoluzionaria di questo statement non sia stata tanto la quantità o la qualità delle modifiche che si sono apportate al case law inglese in virtù di essa (tale potere è stato finora scarsamente utilizzato dalla Corte), ma, più che altro, la sua influenza sui meccanismi di pensiero dei giudici, in grado finalmente di smitizzare l’assoluta intangibilità di stare decisis, nonché il dogma di infallibilità della Camera dei Lords.
Del resto c’è chi, sulla spinta rivoluzionaria della House of Lords, ha colto l’occasione per rivendicare analoghe facoltà in capo ad altri collegi, in primo luogo la Court of Appeal, seconda Corte per importanza nello scacchiere nazionale, ma decisamente la prima per numero di casi decisi annualmente: è essa infatti che «plays a vital role in the supervision of the lower courts and in the maintenance of support for the strict theory of binding precedents».

Lord Denning, Master of the Rolls (Primo Presidente della Court of Appeal Civil Division) dal 1962 al 1982 fu, ad esempio, un fermo sostenitore della necessità di un analogo statement che possa liberare anche la “sua” corte dal vincolo dei propri precedenti.
Contro la sua one man’s cruisade (chiamata così da Lord Diplock in Davis v. Johnson), molte obiezioni sono state sollevate: si è ritenuto che consentire ad una corte che decide annualmente migliaia di casi l’anno di modificare a piacere le proprie linee di tendenza comporti inevitabilmente il tramonto del dogma della certezza ed uniformità del diritto, a discapito dell’intera comunità.
In particolare, la sentenza che stabilisce l’autovincolatività dei precedenti per la Court of Appeal, contro cui Lord Denning aveva mosso invano la sua crociata, è Young v. Bristol Aeroplane Ltd., considerata una dei casi fondamentali della dottrina del precedente, anche in merito alle “eccezioni alla regola” in essa enunciati.

In sostanza, in essa si stabilisce che la Corte d’Appello di Londra:
a) può decidere quale seguire in caso di due proprie decisioni contrastanti;
b) deve rifiutarsi di applicare una propria decisione quando a suo avviso contrasti con una pronuncia della House of Lords;
c) non è obbligata a seguire un proprio precedente emesso per incuriam (cioè, come vedremo a breve, nell’ignoranza di una legge o di un precedente vincolante).

Va osservato, con riferimento al punto sub a), che la presenza di precedenti contrastanti dà origine ad una molteplicità di principi applicabili alla medesima fattispecie ed è, dunque, fonte di incalcolabili incertezze per le corti sottostanti, le quali non sapranno più a quale adattarsi: questo almeno fino a quando una superior court non interverrà a sciogliere il contrasto e a ripristinare la certezza del diritto.
Nel completare la panoramica sull’articolata architettura della giustizia inglese ci soffermeremo ora sulle corti dotate di giurisdizione penale, posto che a questa branca del diritto è rivolto l’interesse dell’intera ricerca.
In particolare, al di sotto della Supreme Court e della Court of Appeal (Criminal Division), la competenza delle corti in criminalibus è saldamente collegata alla qualificazione data alla fattispecie penale dall’ordinamento: per comprendere la giustizia penale, dunque, risulta fondamentale avere a mente la bipartizione del sistema inglese tra indicable crimes e summary offences.
Per i primi, più gravi, è generalmente competente in prima istanza la Crown Court, a seguito del Court Act del 1971, che segue un procedimento maggiormente formalizzato con la presenza, di regola, della jury. La competenza territoriale della Crown Court si fonda sulla divisione del territorio statale (Inghilterra e Galles) in circuits: attualmente se ne contano 92 tra Inghilterra e Wales. La Crown Court più famosa ha sede a Londra ed è nota come The Central Criminal Court, o più semplicemente The Old Bailey.
L’imputato può appellare alla Court of Appeal (Criminal Division) contro il verdetto di colpevolezza della giuria o contro la sentenza di condanna per questioni di fatto o di diritto: se l’impugnazione riguarda solamente questioni di fatto o di fatto e di diritto insieme, l’appellante deve ottenere la permission (o leave), ovvero l’autorizzazione della stessa Corte di seconde cure o del trial judge di primo grado. L’appello non costituisce un nuovo trial.
Per quanto concerne le summary offences (che rappresentano il 95% delle cause penali e vengono punite con una fine o una pena detentiva inferiore ai sei mesi), queste cominciano il loro iter processuale presso le Magistrates’ Courts di fronte a giudici non togati (magistrates), noti anche come giudici di pace (justice of the peace), coadiuvati solo talune volte, per i casi più complessi, da magistrati di professione (c.d. disctrict judges).
L’appello avverso queste sentenze si rivolge alla Queen’s Bench Division della High Court (se inerisce a sole questioni di diritto) oppure alla Crown Court (se invece incide anche questioni di fatto). Quest’ultima, in tal caso, giudica in una speciale composizione (almeno due magistrates e un giudice togato), senza la partecipazione della jury e completamente ex novo, rinnovando cioè in toto il dibattimento di primo grado, anche dal punto di vista dell’escussione probatoria.
[...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Principio di legalità, nomofilachia e cultura del precedente nel sistema penale. Un’analisi comparata con l’esperienza inglese

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Pinto
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Renzo Orlandi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 269

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