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Da Afrin a Jarabulus: l'occupazione dello Stato turco in Siria

Da Afrin a Ras al-Ayn, una scia di violazioni

Le aree occupate dall'esercito turco nel nord della Siria sono teatro di ripetute violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, e per questo Ankara è oggetto di forti critiche da parte di organizzazioni non-governative, attori locali siriani, ufficiali esteri e diversi media. Ad esempio, in merito all'invasione di Afrin la Turchia è stata accusata di aver ripetutamente violato le norme internazionali a regola dei conflitti armati. Secondo un rapporto di Human Rights Watch (2018) l'esercito turco non ha preso le precauzioni necessarie ad evitare che molti civili rimanessero uccisi nel suo attacco al cantone. Nel rapporto l'organizzazione sottolinea come il DIU proibisca tassativamente gli attacchi contro civili e strutture civili, ad eccezione che quest'ultime non siano utilizzati per scopi militari, e proibisce a livello generale attacchi indiscriminati compiuti senza distinguere previamente tra obiettivi militari e civili. L'ONG ha identificato tre eventi, rispettivamente il 21, 27 e 28 gennaio del 2018, in cui la Turchia avrebbe ucciso decine di civili innocenti, attraverso la propria aeronautica e tiri di artiglieria e, solo nel primo caso, è stata avvalorata la presenza di un sito militare nelle immediate vicinanze della località attaccata. L'incidente del 28 gennaio, secondo le testimonianze raccolte da HRW, sarebbe consistito da un bombardamento aereo sulle tende di alcune famiglie di sfollati, causando la morte di cinque bambini e tre adulti; l'analisi delle immagini satellitari del sito colpito, ha denunciato HRW, ha corroborato i racconti e inoltre non ha rilevato la presenza di infrastrutture militari che potessero giustificare l'attacco.
La Turchia è stata inoltre accusata di aver bombardato l'ospedale di Afrin, il 16 marzo 2018, uccidendo sedici persone e commettendo quindi un grave crimine di guerra; l'esercito turco ha successivamente pubblicato una ripresa aerea di quello che ha sostenuto essere l'ospedale locale, privo di danni strutturali. Un fact-checking di Bellingcat ha analizzato dei precedenti filmati, il video fornito dalla Turchia e altre fonti open-source giungendo a una conclusione: la costruzione su cui si concentra il filmato fornito dalla Turchia non ha nulla a che fare con l'ospedale, il quale a sua volta è presente nel video turco ed è visibilmente danneggiato, com'è mostrato ulteriormente da riprese raccolte da emittenti televisive e attivisti locali.
Bellingcat ha però sottolineato come non sia possibile provare la responsabilità dell'esercito turco, per quanto sia evidente che l'ospedale sia stato danneggiato. Un secondo rapporto di Human Rights Watch ha denunciato come al termine dell'offensiva le forze SNA si siano impegnate in un sistematico saccheggio della regione, e specialmente della città di Afrin a seguito della sconfitta delle milizie YPG e della fuga di più di 150,000 civili. In base al diritto internazionale umanitario, il saccheggio e l'esproprio forzato della proprietà altrui per uso personale può costituire un crimine di guerra, in quanto ai partecipanti ad un conflitto non è permesso un comportamento del genere. È altresì proibita la distruzione di beni privati senza che vi sia una necessità militare.
Due cittadini sfollati da Afrin sono stati intervistati da HRW e, fornendo prove fotografiche a sostegno della loro testimonianza, hanno denunciato come membri di “Ahrar al-Sharqiyah” e “Jaish al-Sharqiyah” abbiano confiscato, distrutto e razziato le loro proprietà. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Da Afrin a Jarabulus: l'occupazione dello Stato turco in Siria

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizio Chevron
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche e Sociali
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Sandro Busso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 112

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