Gli anni di Agrigento
Agrigento per la sua conformazione richiama un po' Assisi. Anche qui abbiamo un territorio di notevole carattere storico, archeologico e artistico, vi è un centro storico d'impianto medioevale su un rilievo collinare circondato da territorio agricolo. L'immagine di Agrigento del 1944 rileva come la città attuale sia ancora coincidente con quella entro le mura storiche e sono modeste le espansioni. La gran parte dei manufatti post guerra sono il risultato di speculazione, non si risponderà realmente alla necessità della popolazione, ma si darà luogo a una sovrapproduzione edilizia.
Dopo la frana del 1944, i piani che si succedono sono pochi e scadenti: mirano a non costruire e a favorire lo sviluppo incontrollato della città. Il piano di ricostruzione si limita a un semplicissimo zoning; inoltre Agrigento è una delle città che si fa inserire nella lista dei piani di ricostruzione.
L'impressione nel paese è enorme. Sotto accusa è la DC che amministra la città da vent'anni. Un aspro dibattito si accende nel Parlamento e nel paese. Un accusatore implacabile è il deputato Alicata. La DC fa quadrato intorno ai suoi uomini compromessi. Gran parte della stampa conservatrice tenta di accreditare la versione dell'«evento naturale imprevedibile». In questa tesi, in fondo, c'è del vero.
Dunque il problema non può ovviamente essere risolto che con una nuova legge urbanistica.
La «lezione di Agrigento» induce Mancini a correre ai ripari, in attesa che la nuova legge urbanistica sia emanata e che i dispositivi da essa previsti producano i loro effetti positivi, appare indispensabile ed urgente l'emanazione di norme intese a porre un freno all'attuale situazione di disordine urbanistico - edilizio. Così inizia la relazione al ddl governativo, che sarà approvato nell'estate del 1967 e sarà noto come «legge ponte».
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Dettagli appunto:
- Autore: Martina Scozzari
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Architettura
- Corso: Architettura
- Esame: Urbanistica
- Docente: Francesco Lo Piccolo
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