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"De natura deorum". Introduzione nel libro I


Nell'indagine sulla natura divina varie sono le opinioni degli uomini. I più dissero che gli dei esistono. Protagora manifestò dubbio. Alcuni dissero che gli dei non esistono affatto. Ma coloro che sostennero che gli dei esistono si trovano in una tale divergenza di opinioni! che sarebberi tantissimi da enumerare. Vi è grande disaccordo soprattutto sulla domanda se gli dei sian del tutto inattivi non occupandosi di nulla e liberi dal governo del mondo, o se tutto sia stato creato e ordinato da loro fin dal principio, e da essi sia governato e mosso per l'eternità. Alcuni filosofi dissero che gli dei non han cura delle cose umane. Che senso ha la religione in tale ottica? sparirebbero anche pietà e reverenza, mettendo a rischio i rapporti umani. Altri filosofi dissero che tutto il mondo è diretto e governato dalla ragione degli dei, ed essi provvedono all'uomo; essi pensano che molti fenomeni sian dono degli dei immortali. Carneade ha discusso spesso contro di loro, visto che varie sono le loro opinioni. Perchè comunque C si è dedicato alla filosofia? Ritiene sia necessario per il bene dello stato esporre la filosofia ai concittadini perchè concetti così importanti e famosi figurassero anche nella letter latina. Molti di cultura greca dubitavano che si potessero esprimere in latino tali concetti appresi dai greci. Lo spinse a scrivere anche la morte della figlia Tullia.
Poi Cicerone parla di quel metodo filosofico di discutere ogni argomento e non approvar nulla in modo esplicito ( dialettico ) iniziato da socrate, ripreso da Arcesilao e rafforzato da Carneade, e ancor oggi efficace. Dice che lui non pretende di conoscere tutta la filosofia, ma che spesso al vero son uniti molti elementi falsi - da ciò consegue il principio secondo cui molti fatti sono probabili (gli scettici dicevano che è impossibile distinguere le sensazioni vere da quelle false; esse posson dunque condurre alla sola probabilità).
Ora Cicerone passa a esporre le opinioni dei filosofi sulla natura divina. Fa riferimento a una discussione tenuta a casa di Caio Cotta, che lò invitò. C lo trova a discutere col senatore Caio Velleio, allora considerato (secondo C) dagli epicurei massimo esponente dell'epicureismo romano. C'era anche Quinto Lucilio Balbo, che ben conosce la filosofia stoica. Cotta ricorda che secondo Antioco gli stoici concordano di fatto coi peripatetici e si differenziano solo nella terminologia. Ma Balbo dice che c'è differenza perchè i peripatetici confondono il bene con l'utile, gli stoici li distinguono. Inizia Velleio su Epicuro.

Tratto da "DE NATURA DEORUM" DI CICERONE di Dario Gemini
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