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Le relazioni internazionali: livelli di analisi e livelli di concettualizzazione


Le Relazioni Internazionali, come qualsiasi disciplina scientifica, devono confrontare tra loro i fatti (realtà ed eventi) e concetti (modelli di spiegazione), per avere un approccio con l’oggetto che vogliono studiare. Poiché la realtà e la scienza, sono inconfrontabili, è utile che la seconda debba definire le regole che dovranno essere eseguite per conoscere la prima. Si tratta, dunque, di imporre dei limiti nell’ambito del proprio lavoro conoscitivo. Questo complesso lavoro può essere paragonato a quello di un chirurgo, il quale, di fronte alla necessità di operare un determinato taglio dovrà avvalersi delle proprie conoscenze, che gli possano far presumere che quello che farà avrà buon esito. A questo punto, il medico dovrà porre su un piano orizzontale le sue abilità, che a priori, hanno lo stesso valore ma che alla fine del lavoro non saranno uguali. A tal proposito, sarà necessario un secondo asse lungo il quale disporre le esperienze già raccolte e differenziate per importanza. Con l’incrocio dell’ascissa e dell’ordinata che rappresentano, rispettivamente, i livelli di analisi (variabili dipendenti che hanno natura descrittiva) e i livelli di concettualizzazione (variabili indipendenti che hanno natura interpretativa), il nostro impianto non può prescindere da una terza dimensione: la profondità che rappresenta la capacità esplicativa. Con tale sistema siamo in grado di costruire una vera e propria griglia, che rappresenterà l’introduzione empirica delle relazioni internazionali.

Tratto da ISTITUZIONI DI RELAZIONI INTERNAZIONALI di Fabrizio Calabrò
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