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Il concetto sociologico di classe

Il concetto sociologico di classe



Lo storico che riflette sulla composizione della società medievale e moderna deve fare i conti con la difficoltà di trovare concetti e categorie adeguate. Una grossa difficoltà, nell'analisi dell'ordinamento sociale preindustriale, sta nell'utilizzo del concetto sociologico di classe, e della sua distinzione rispetto a quello di ceto.
Consideriamo ceto lo stato di un individuo, ciò per cui esso viene distinto da altri, e, considerando questa distinzione, è anche ciò per cui non tutti possono godere dei medesimi diritti, bensì uno degli uni e altri di altri. In altre parole, secondo Max Weber, il ceto è il rango dell'individuo e dello strato al quale egli appartiene e soprattutto lo stile di vita, la stima e la dignità che la società riserva a seconda della sua posizione. La classe è l'avere, il ceto l'essere.
Consideriamo classe come concetto che fonda invece le sue differenze tra gli strati sociali, ESCLUSIVAMENTE sulle differenze di proprietà e di patrimonio. Il concetto poi si evolverà con Marx per identificare nella classe una concreta unità socio – economica con alta identità di interesse, omogeneità di esperienze e di possibilità di vita, comunanza di mete d'azione. Questa seconda definizione di classe è applicabile solo dopo il 1750 nelle società più progredite, come Olanda e Inghilterra.
In epoca preindustriale, invece, non vi è tracca del concetto di classe per come noi lo intendiamo: fino al Settecento, dagli scritti, risulta che a dare impronta alla realtà sociale erano i ceti, dove non entrava in gioco solo l'aspetto economico ma anche quello della stima e del rispetto, della dignità. Al contrario delle società classiste sviluppatesi tra 1800 e 1900, le società preindustriali erano caratterizzati da un complesso status system che tracciava tra le persone dei confini ben precisi, riservando ad alcuni un rango elevato e relegando altri tra i margini inferiori. In linea di principio questo status coinvolgeva tutta la popolazione, mendicanti e vagabondi compresi. Solo poche frange ne erano escluse, come zingari e attori, che rifiutavano la fissa dimora e l'incasellamento.

Tratto da STORIA MODERNA di Gherardo Fabretti
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