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Farmacologia - Pagina: 178

acido salicilico dava importanti effetti gastrici. Nel 1853 il chimico francese Gerhardt ottiene per primo l'acido salicilico, ma non lo mette in commercio. Più tardi il tedesco Hermann Kolbe scoprì la struttura dell'acido salicilico e lo sentitizzò. Nel 1874 si poté così avviare la produzione industriale dell'acido salicilico. A causa della sua acidità, provocava gravi irritazioni delle mucose della bocca, della gola e dello stomaco. La svolta avvenne nel 1893, quando Felix Hoffmann, chimico della ditta tedesca Bayer (ancora oggi produce l'aspirina), riscopre la formula di Gerhardt, capace di curare il reumatismo del padre, sviluppando una sintesi vantaggiosa dell'acido acetil salicilico, con le stesse prorpietà terapeutiche dell'acido salicilico, senza però irritare le mucose orali e gastriche. Nei primi anni '50 l'aspirina è il farmaco più conosciuto al mondo per i disturbi più diffusi, dal raffreddore all'emicrania. Ma è solo nel 1971 che John Vane, professore di farmacologia presso il Royal College dei Chirurghi a Londra, pubblica i suoi studi sul meccanismo d'azione di ASA, sotto il titolo "Inhibition of Prostaglandin Synthesis as a Mechanism of Action of Aspirin-like Drugs" nel giornale Nature. Egli scopre che ASA ha effetti analgesici, antipiretici e proprietà antiinfiammatorie perché inibisce la sintesi di alcune sostanze messaggero (prostaglandine) nel corpo. Vince il premio Nobel. A basse dosi (80-160, anche fino a 300 mg) inibisce l'aggregazione piastrinica; a dosi più alte (500-1500 mg al giorno) ha un'azione antiinfiammatoria, antipiretica e antidolorifica; ma a dosi più elevate può dare alterazione della fosforilazione ossidativa con stimolazione dei centri respiratori, può dare alcalosi e poi (per dei carbonati) questa si può trasformare in acidosi respiratoria. L'aspirina NON si somministra ai bambini e neanche agli adolescenti perché, se somministrata in corso di infezioni virali, può scatenare la sindrome di Reye, un'importante encefalopatia che può portare alla morte.

Tratto da FARMACOLOGIA di Andrea Panepinto
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