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Percezione del rischio, vulnerabilità e ottimismo


La percezione del rischio e della vulnerabilità è riconosciuta all’unanimità come variabile centrale nella spiegazione dei comportamenti di salute.
La prospettiva sul rischio adottata in psicologia della salute è centrata sul rischio soggettivo, approfondendo l’analisi delle variabili che influenzano la percezione e la valutazione del rischio e la relazione tra percezione e comportamenti di salute.
In quest’ambito è emersa una distinzione teorica tra:
• Percezione del rischio riferita ai processi cognitivi.
• Assunzione del rischio riferita ai comportamenti nocivi.
• Propensione al rischio: tratto di personalità in grado di orientare percezione e comportamento.
Il concetto di rischio tende ad essere legato alla patologia, trascurando gli aspetti più sociali e gli aspetti motivazionali e simbolici legati alla ricerca del rischio, come la dimensione del piacere.
Nelle teorie del comportamento di salute ad orientamento cognitivista la percezione del rischio è esaminata come fattore motivazionale che influenza l’adozione di comportamenti salutari.
Il rischio viene definito in alcuni casi come prodotto della probabilità circa il sopraggiungere di avvenimenti negativi e del valore attribuito alle conseguenze.
Definita percezione di suscettibilità (percezione soggettiva del rischio o della vulnerabilità nei confronti di una minaccia per la salute, Health Belief Model) o percezione di vulnerabilità (teoria della motivazione a proteggersi) questo costrutto fa riferimento alla credenza di essere personalmente vulnerabile nei confronti di determinate minacce alla salute. La vulnerabilità costituisce il presupposto per l’adozione di comportamenti protettivi.
Alcuni autori fanno notare che il concetto di vulnerabilità è troppo riduttivo e propongono di distinguere la valutazione dei rischi a livello cognitivo dalla valutazione di tipo emozionale, che corrisponde alla paura.
Nei modelli formali la percezione del rischio è trattata come una variabile unidimensionale, ignorando che il significato del rischio potrebbe essere diverso nella varie fasi del processo attraverso cui l’individuo affronta la minaccia di una malattia.
Weinstein propone di distinguere 3 fasi di valutazione delle credenze sulla vulnerabilità personale:
la consapevolezza dell’esistenza di un rischio per la salute,
la determinazione della pericolosità del rischio e del numero di persone colpite,
dopo che la minaccia è stata personalizzata, è possibile riconoscere la suscettibilità personale.
Yates e Stone delineano le percezione del rischio come un processo che si snoda attraverso una serie di fasi, assimilabili al processo di gestione dello stress:
valutazione della possibilità di danno potenziale o minaccia,
se si percepisce il danno potenziale, inizia l’identificazione del danno,
si dovrà ottenere una valutazione complessiva del rischio,
valutazione della capacità di affrontare il rischio e decisione delle azioni da intraprendere.
La maggioranza delle ricerche si sono focalizzate sulla valutazione della probabilità di accadimento, esaminata in riferimento a vari rischi legati allo stile di vita, a eventi personali, a eventi ambientali o rischi tecnologici. La percezione del rischio varia enormemente fra le persone e mostra scarsa corrispondenza coi dati epidemiologici e le statistiche ufficiali; i giudizi quantitativi assoluti sono soggetti a vari biases (ad es. i rischi più disponibili a causa della esperienza personale o delle informazioni veicolate dai mass media tendono ad essere sopravvalutati). Le persone appaiono accurate nel valutare la relativa probabilità di vari tipi di rischi; i problemi sorgono nelle stime quantitative.
Le ricerche che hanno esaminato le percezioni del rischio autoriferite hanno fornito un quadro ancora più complesso. Anche se la gente riconosce l’associazione fra certi comportamenti e determinati rischi, è riluttante a considerarsi personalmente vulnerabile.
Alla base di ciò vi è il riconoscimento che le altre persone costituiscono una fonte di informazioni importante sulla vulnerabilità personale, ricercata attraverso il confronto sociale in mancanza di criteri più oggettivi. Questo spesso porta alla sottovalutazione del rischio per sé versus altrui con finalità self-serving di rafforzamento della propria autostima e miglioramento del benessere.
Coloro che adottano questa prospettiva di analisi sul rischio, ritengono che le valutazioni siano distorte perché imperfetto è il processo cognitivo che sottende i giudizi, e in tale imperfezione viene ricercata la spiegazione dell’assenza di relazione fra percezione del rischio e comportamenti.
Altri autori ritengono che la componente della stima della probabilità giochi un ruolo marginale e che l’aspetto più importante per l’adozione di comportamenti di salute sia la valutazione della gravità delle conseguenze.
In alcuni ambiti di rischio la gente non fa riferimento alla probabilità, ma ai valori e benefici.
La percezione del rischio dipende da un giudizio soggettivo influenzato da assunti, credenze, bagaglio culturale. La percezione e l’accettazione del rischio sono concetti dinamici che variano a seconda delle situazioni e dello stato emotivo.
Secondo la teoria culturale, i rischi sono valutati collettivamente e vengono collocati in sistemi di valori sociali e culturali. Ciò che è considerato rischioso varia da cultura a cultura.
In questa prospettiva, la percezione del rischio e i comportamenti a rischio costituiscono fenomeni sociopsicologici più generali che obbediscono a finalità molto diverse dalla tutela consapevole della salute, è pertanto difficoltoso comprenderli adeguatamente senza includere nell’analisi anche la complessità degli scopi che governano l’azione umana.

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