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Spinoza


Parte dalla proposizione di Cartesio secondo cui la sostanza non ha bisogno di altro per esistere (sostanza come causa sui). Spinoza allora dice che se sostanza è ciò che non ha bisogno di altro per esistere, allora esiste una sola sostanza ed esiste solo quella, dunque esiste solo Dio (è una posizione strana dato che tutti i filosofi partono sempre dal problema di dimostrare che esiste il mondo). In realtà anche Spinoza non voleva parlare di Dio, ma voleva parlare del mondo --> partiva da Dio perché partiva dalla cittadella fortificata della tradizione teologica per espugnarla dall'interno.

Se esiste una sola sostanza, non esistono più le sostanze in senso debole (res cogitans ed extensa). Ma allora dove sono gli attributi, che erano riferiti a res cogitans ed extensa? Se esiste solo Dio, gli attributi essenziali, che in Cartesio erano dell'estensione e del pensiero, ora sono attributi di Dio. Anche Cartesio in effetti pensava a Dio come una cosa pensante, ma la vera rivoluzione consiste nel fatto che Spinoza pensa a Dio anche come una cosa estesa. Ma le singole sostanze estese e pensanti dove sono finite? Le ritroviamo a livello dei modi --> mente e corpo sono modi della sostanza --> Dio è causa di sé, ha gli attributi di cosa pensante ed estesa e i suoi modi sono le menti e i corpi. A differenza di Cartesio non c'è più Dio che crea in modo trascendente delle sostanze pensanti ed estese, che a loro volta hanno attributi e modi, ma abbiamo un Dio che è una cosa pensante ed estesa, e che si manifesta in una infinità di menti e di corpi. La mossa di Cartesio era stata di creare lo spazio di interiorità, guardarci dentro e trovare delle idee (tra cui l'idea di Dio), che ci permettono di uscire da questo spazio. Ma in Spinoza dove sono le idee? Sono allo stesso livello della mente --> non si può più dire di avere un'idea nella mente, invece si deve dire che la mente è un'idea --> la mente non è più un recipiente che contiene delle idee (Cartesio), ma è puramente e semplicemente un'idea.

Questa operazione complessa di Spinoza produce una serie di effetti:

1) eliminare la res cogitans come spazio di interiorità ed eliminare la res extensa come ciò che si oppone alla res cogitans elimina anche un altro problema, cioè quello della comunicazione tra le sostanze, che è il grande problema del 600 --> dopo Cartesio e dopo aver fondato lo spazio di interiorità come ciò che sta dentro rispetto a ciò che sta fuori, il grande problemi di tutti i filosofi diventa: come facciamo a sapere che ciò che sta dentro corrisponde a ciò che sta fuori? La soluzione di Cartesio: la creazione continuata e la teoria della ghiandola pineale --> come sono in comunicazione anima e corpo (in particolare la mia anima e il mio corpo)? Tramite la ghiandola pineale, che si trova nel cervello e ha la particolarità di mettere in comunicazione il materiale e lo spirituale --> la ghiandola pineale viene toccata dagli spiriti animali (il modo in cui Cartesio pensava alle sensazioni) e poi a sua volta tocca l'anima. Poi l'anima comunica ancora con la ghiandola pineale, che invia le informazioni ai muscoli. Soluzione di Malebranche (e degli occasionalisti): ogni volta che c'è bisogno di un contatto tra anima e corpo interviene Dio.
Con Spinoza questo problema non c'è più , perché pensiero ed estensione sono attributi infiniti di una sola sostanza, quindi non si devono far comunicare 2 sostanze.

2) Dio produce se stesso necessariamente e produce necessariamente tutto ciò che accade --> corollario di questa proposizione: il pensiero non è libero, ma si produce necessariamente (se penso all'ombrello, necessariamente penso alla pioggia), così come l'estensione si produce secondo una catena causale ( calcio al tavolo --> tavolo si muove). Dunque mente e corpo sono entrambi necessitati (Cartesio invece diceva che la res cogitans è libera).
[Dunque le prime 2 conseguenze sono:
• No problema della comunicazione delle sostanze
• No problema della libertà (per Spinoza semplicemente non c'è libertà) --> libertà è intesa come essere libero di scegliere fra situazioni totalmente opposte (es.: bene e male). Per peccare o per commettere un peccato bisogna essere liberi (vedi Locke, uomo del giorno e della notte), per Spinoza invece non esiste questa libertà, noi siamo sempre determinati da una serie di motivi a compiere libere azioni.]

3) è la conseguenza più importante, perché è quella che porta al transindividuale: la mente non è uno spazio chiuso --> proposizione 13 (tratta da "ethica more geomtrico demonstrata"): “l'oggetto dell'idea che costituisce la mente umana è il corpo, ossia un certo modo esistente in atto dell'estensione e niente altro” --> dice che la mente umana è un'idea che ha per oggetto il corpo (è una riaffermazione di ciò che diceva Aristotele quando diceva che l'anima è immanente ed è nel mondo). Subito dopo questa affermazione Spinoza apre una lunga parentesi su cosa è il corpo, e qui si allontana molto da Aristotele. Noi pensiamo al corpo come corpo individuale e per Aristotele l'individuo è sostanza. Spinoza invece dice che un corpo è un individuo, e un individuo è un composto di corpi che si muovono secondo una certa proporzione --> dunque ciò che caratterizza l'individuo non è più la sostanza (che è unica ed è Dio), ma si ha un composto di corpi --> dunque il corpo è plurale (prima mossa per arrivare al transindividuale). Seconda mossa: proposizione 15 --> “l'idea che costituisce l'essere della mente umana non è semplice, ma è composta da una pluralità di idee”. La mente è una idea del corpo, il corpo è una pluralità, quindi la mente non può essere una cosa semplice, ma è una pluralità anch'essa. Non la mente ha una pluralità di idee (altrimenti sarebbe una strettamente cartesiano), ma è una pluralità. Se si dice che il corpo e la mente non sono semplici, ma composti, allora non possiamo più pensare la mente come spazio chiuso, perché non si possono più delineare i confini dell'ego.

Si potrebbe pensare che quello che ha fatto semplicemente Spinoza sia stato di trasformare il Dio trascendente della tradizione in un Dio immanente. Dunque Spinoza sembrerebbe un panteista (concezione secondo cui Dio è tutto e in ogni cosa). In un certo senso questo è vero, il problema è che affinchè un termine come panteismo possa avere veramente senso, è necessario che quel Dio che si manifesta in ogni cosa sia anche logos (o senso --> Giovanni: Dio era il verbo e il verbo era Dio) --> dunque si potrebbe dire che Spinoza è panteista solo se ritiene che Dio è anche logos, invece il Dio di Spinoza è privo di senso (logos). Una posizione per cui c'è un Dio che dirige le cose pur essendo immanente é stata occupata da Hegel --> Hegel dice che Dio è immanente ed è logos. Infatti il sistema Hegeliano è costituito da logica/natura/spirito. La logica non nel senso di logica formale, ma nel senso di struttura intima del reale, quindi una logica che è allo stesso tempo metafisica --> l'idea in sé esce fuori di sé e si incarna prima nella natura e poi nella storia (lo spirito è la storia umana). Lo spirito é infine quel Dio che è senso delle cose (dunque è logos). Invece il Dio di Spinoza non é senso, ma è un Dio che produce in modo necessario e immanente. I suoi 2 attributi sono estensione e pensiero --> Spinoza comincia la seconda parte dell'etica dicendo che Dio è una cosa pensante ed estesa --> dire che Dio è una cosa pensante è sostenuto da tutta la tradizione, dire che è una cosa estesa invece è un'affermazione eretica. Questi sono 2 degli attributi infiniti attraverso cui Dio si manifesta --> infiniti perché entrambi gli attributi sono infiniti --> è una concezione diversa da quella di Cartesio perché lui diceva che l'estensione è indefinita, dato che voleva mantenere il concetto di infinità per il Dio della tradizione (l'indefinito é spostarsi sempre oltre il limite del finito --> esempio di Lucrezio: se un arciere si dirige ai limiti dell'universo e scaglia una freccia, o la freccia va nel vuoto, o si scontra con un corpo, in ogni caso va oltre il limite dell'universo), comunque l'indefinito è ciò che Hegel chiama cattiva infinità. Per Spinoza invece l'estensione è infinita, quindi non una cattiva infinitità, ma una inifinità piena, così come anche il pensiero è infinito --> pensiero ed estensione sono infiniti.
 
Nelle definizioni della prima parte dell'etica Spinoza definisce la sostanza come ciò che è in sé e può essere concepita per sé --> definizione molto vicina a quella cartesiana, per cui la sostanza è ciò che non ha bisogno di altro per esistere --> a questa definizione Spinoza aggiunge semplicemente che la sostanza non ha bisogno di un altro concetto per essere pensata, basta a se stessa. I modi invece sono definiti come ciò che è in altro (in alio) e non può essere spiegato che attraverso altro --> è un concetto fondamentale, che può essere ritrovato nella tradizione panteistica (Paolo diceva che noi siamo in Dio e viviamo in Dio). Però questo in alio (in altro) è da leggere non tanto come il modo che sta nella sostanza (come se la sostanza fosse un contenitore con dentro i modi), ma piuttosto ‘in alio' è la definizione dell'essenza fondamentale del finito, cioè la relazione --> ciò che è finito (corpi e menti finite) è caratterizzato dall'essere in relazione --> può essere conosciuto solo tramite la relazione con altre cose --> il modo è ciò che sta in relazione. A differenza che in Aristotele e in Cartesio, in cui la sostanza è a fondamento dei predicati e delle relazioni, Spinoza pensa che la relazione viene prima di tutto --> non è pensabile alcuna individualità finita, se non in relazione, in un complesso tessuto di relazioni. Ad esempio per pensare al nostro corpo dobbiamo pensare alla storia naturale di tutti gli individui ( il nostro corpo non sarebbe qui se non ci fosse stata una evoluzione di un certo tipo), alle conseguenze della storia del pianeta (il nostro corpo non sarebbe qui se non ci fosse stato un pianeta di un certo tipo che rendeva possibile la vita), e a una serie di eventi storici (la storia dei nostri genitori, della loro classe sociale e di determinate scelte economiche e sociali nella società in cui vivevano). Anche la mente di ciascuno di noi è pensabile solo attraverso un enorme numero di relazioni --> ad esempio la lingua che parliamo non è ovviamente la lingua di Dio, ma è una lingua che deriva da una storia ben precisa, presuppone la storia del nostro paese (noi parliamo e pensiamo in dialetto fiorentino a seguito dell'unità d'Italia, e tale dialetto deriva dalla lingua volgare e poi dal latino) ed è la lingua attraverso cui noi pensiamo e attraverso cui si svolgono i nostri processi di pensiero. Anche il nostro immaginario non è privato, ma è prodotto da una determinata società che è strutturata in un certo modo (ad esempio tutti noi guardiamo la TV e questo struttura il nostro immaginario). Dunque mente e corpo sono strettamente definiti dalle relazioni. Riprendiamo la proposizione 13: “l'oggetto dell'idea che costituisce la mente umana è il corpo” --> la mente è l'idea del corpo (come in Aristotele, dove l'anima è forma del corpo) --> restituisce il legame tra mente e corpo, semplicemente perché non ha mai separato tra sostanza pensante ed estesa. Cartesio: lo spazio d'interiorità chiuso definisce una altro spazio chiuso, che è il corpo, che è chiuso perché noi sentiamo solo dentro quel corpo, e questo spazio interiore che è in mio possesso mi permette di definire metaforicamente, in senso più allargato, i possessi come la terra, gli schiavi eccetera. Con Spinoza, invece, abbiamo la negazione dello spazio di interiorità della mente e quindi anche del corpo. In Spinoza l'individuo è un composto di più corpi. La mente, che è l'idea del corpo, non possiede delle idee, ma è delle idee, dunque corpi. --> corpo e mente sono la stessa cosa, però sono visti da prospettive diverse (la mente è la mente del corpo, e il corpo è il corpo della mente). Il corpo è composto da molti corpi, entra in relazione con i corpi circostanti e compone anche corpi più complessi (ad esempio noi componiamo una famiglia, una società, un gruppo religioso ecc...). Dunque il corpo è composto ed è componente; la mente non è chiusa in se stessa, trova un'idea, la comunica al corpo, che la comunica a un altro corpo, in cui la ghiandola pineale dell'altro corpo la comunica alla mente dell'altro corpo, trasformando la parola in idea --> in Spinoza il modello è del tutto diverso: per lui in primo luogo è impensabile separare la parola dall'idea (dato che per lui ogni cosa corporea è allo stesso tempo anche pensante), e poi secondo lui le parole esistono tra gli individui e ci costituiscono --> ad esempio il nostro nome ci costituisce, e ci è stato dato dai nostri genitori perché proviene da una tradizione.
 
Passioni: per Cartesio una passione è sempre azione di qualcos'altro --> una passione dell'anima é un'azione del corpo, una passione del corpo è un'azione dell'anima --> ad esempio il mio corpo riceve un impulso dall'esterno, fa muovere la ghiandola pineale, che invia un impulso alla mente e questo impulso si chiama passione. Quindi il luogo fondamentale delle passioni è l'interiorità. Quando il corpo agisce, la mente patisce e quando la mente agisce il corpo patisce. Azioni e passioni sono dunque l'uno l'inverso dell'altro, infatti Cartesio dice che tanto più il corpo è potente, tanto più la mente è debole e viceversa. Nell'orizzonte spinoziano questo modello non sussiste più --> le passioni non sono contenute in uno spazio chiuso, ma sono ciò che esiste tra le menti e i corpi (le relazioni che vengono sempre prima dell'individualità). E dato che mente e corpo sono una cosa sola e non 2 sostanze separate, quando il corpo agisce anche la mente agisce, e quando il corpo patisce anche la mente patisce (dunque quanto più è forte il corpo tanto più è forte l'anima) --> e il modello esattamente opposto a quello che proponeva Platone nel Fedone, dove proponeva la filosofia come meditatio mortis: non si deve avere paura della morte perché la filosofia è un esercizio di morte, dal momento che, se si è veramente filosofi, ogni giorno si cerca di separarsi dalle passioni, dalle cose sensibili, da tutto ciò che inficia la purezza della mente (Platone dava un modello di pensiero puro che si sviluppa indipendentemente dai sensi e dalle passioni). Per Spinoza è l'esatto opposto --> lui dice che la filosofia è meditazione della vita e non della morte (“il filosofo non pensa a nulla meno che alla morte") --> è una presa di distanza netta dal modello platonico e cartesiano --> dal momento che la mente agisce solo se il corpo agisce vuol dire che più il corpo è potente, più la mente è potente --> più il corpo sente, fa esperienza e prova differenti passioni, più la mente è potente e conosce --> ciò vuol dire che noi conosciamo solo nel corpo. Ciò che è importante è che è un modello radicalmente opposto a quello seicentesco --> il modello seicentesco e anche quello platonico dicevano che tanto più la mente è forte, tanto più il corpo è debole e dominato. Spinoza al contrario dice che tanto più il corpo è potente quanto più la mente è potente. E dice di più: se si segue il suo modello transindividuale (cioè pensare al primato delle relazioni sugli individui), allora siamo portati a pensare alle passioni non come qualcosa che esiste dentro lo spazio di interiorità, ma come qualcosa che in realtà esiste tra i corpi e tra le menti --> le passioni non sono nostre, ma piuttosto siamo noi ad essere costituiti dalle passioni (ad esempio l'amore è una passione che ci costituisce) --> Proust dirà che ci sono delle passioni che si impadroniscono di noi a tal punto da costituire il nostro carattere momentaneo (un carattere è una serie di abitudini identificabili in un individuo) --> ad esempio l'incontro con una donna e la passione che ne deriva può far costituire un carattere nuovo, diverso da quello di prima. Dunque tutto ciò non esiste dentro gli individui, ma tra gli individui.

Conclusione:
l'altro è qualcosa che troviamo fuori e che dobbiamo garantirci che esista, ciò viene spiegato in diversi modi dai filosofi:
• Secondo Cartesio ciò viene garantito da Dio
• Secondo Leibniz ciò viene garantito dall'armonia prestabilita (dunque sempre da Dio)
• Secondo Husserl ciò viene garantito dall'accoppiamento originario
• Spinoza invece sostiene il contrario rispetto a tutti questo filosofi: in realtà noi siamo dentro una trama di passioni, idee, linguaggi tradizioni, riti, modi di comportarsi --> noi nasciamo dentro questo intreccio complesso di relazioni e dentro questa trama si costituisce il nucleo individuale --> dunque non si parte dall'individuo per arrivare all'alter ego, ma il contrario.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA di Mariasole Genovesi
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