Pregiudizi, stereotipi e relazioni tra gruppi
L'identità sociale
L'identità sociale è un concetto ossimorico perché il termine identità fa riferimento all'individualità mentre il termine sociale fa riferimento alla collettività, è la parte dell'immagine di sé che ciascuno ricava dalla consapevolezza delle proprie appartenenze a gruppi e categorie e da questo concetto nasce la teoria dell'identità sociale elaborata da Tajfel secondo cui ciascuno di noi pensa a sé stesso in parte considerando le proprie specificità (ciò che lo caratterizza e lo differenzia dagli altri) in parte ciascuno a sé stesso considerando le proprie appartenenze a gruppi e categorie. In questo senso si può parlare di autocategorizzazione cioè il livello di categorizzazione ritenuto più idoneo in un dato momento a descrivere sé stesso facendo riferimento a diversi livelli di inclusività (personale, dei sottogruppi, dei gruppi) fino al più generale dell'essere umano. Il passaggio da uno all'altro livello avviene sulla base della potenzialità che ciascun livello ha di adattarsi alla specifica situazione traducendo così la salienza di un livello. Nella misura in cui uno dei livelli diventa più saliente gli altri affievoliscono e questo fenomeno viene definito antagonismo funzionale e nella misura in cui una determinata categoria diventa saliente si tenderà a vedere sé e gli altri come intercambiabili nella stessa categoria (tendiamo a estendere ai gruppi e alle categorie di cui facciamo parte la coloritura con cui ciascuno di noi pensa a sé stesso) secondo il concetto di de-personificazione, si sviluppa un atteggiamento favorevole verso i gruppi che sentiamo nostri con la tendenza a favorire il gruppo di appartenenza (ingroup) e a sfavorire il gruppo di non appartenenza (outgroup).
Etnocentrismo
• Primo bias: ogni categorizzazione tende ad accentuare la percezione di similarità degli elementi della stessa categoria per cui tendiamo a distinguere con maggiore difficoltà i singoli membri dell'outgroup che ci appare come un blocco unico mentre per l'ingroup siamo più pronti a distinguere le specificità delle singole persone.
• Secondo bias: riguarda i processi di attribuzione per cui tendiamo a privilegiare l'attribuzione degli eventi positivi a cause interne (meriti capacità) mentre tendiamo a ritenere che gli eventi negativi siano dovute a cause esterne per l'ingroup, mentre per l'outgroup al contrario i fatti positivi sono ricondotti a cause esterne mentre i fatti negativi sono imputati a cause interne. Nella percezione e nella valutazione di tutto ciò che riguarda le relazioni con l'outgroup tendiamo a sopravvalutare tutti gli elementi negativi e a sottovalutare gli elementi positivi. Da ciò può derivare una condizione psicologica di disagio definita ansia intergruppi con un'attivazione generalizzata delle difese e una minore disponibilità ad approfondire le relazioni personali con membri dell'outgroup.
- massimo profitto integroup: era la strategia più usata in cui si sceglieva la casella che favoriva il profitto del membro del proprio gruppo (anche se sconosciuto).
- massime differenza possibile: si sceglieva la casella con il minimo profitto per l'altro gruppo poiché anche se il membro dell'ingroup guadagnava di meno l'importante era far guadagnare il meno possibile il membro dell'outgroup.
- imparzialità: si sceglie la casella con punteggi uguali o simili per i due destinatari.
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze e Tecniche della comunicazione
- Esame: Psicologia Sociale
- Docente: Ramona Bongelli
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