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Pregiudizi, stereotipi e relazioni tra gruppi


L'identità sociale

Il tema dell'identità sociale è uno degli ambiti di studio più importanti della psicologia sociale perché esprime bene l'intersezione tra processi individuali e dinamiche sociali. Questo tema si è sviluppato grazie alle ricerche di Tajfel a partire dagli anni Settanta che corrisponde ad una reazione europea alla versione troppo individualistica della disciplina negli USA.

Una delle modalità fondamentali con cui il nostro sistema cognitivo fa fronte alle complessità del mondo e alla grande quantità di stimoli è la categorizzazione, ovvero la tendenza a raggruppare gli oggetti della nostra conoscenza in insiemi che vengono percepiti come equivalenti, questi oggetti possono essere fisici/concetti/idee/eventi/persone (che sono uno degli oggetti più complessi e affascinanti).
Lo scopo della categorizzazione è quello di economizzare le risorse del sistema cognitivo rendendo più efficace/rapido il processo, con la categorizzazione non si deve ripetere per ciascun singolo oggetto il faticoso percorso di raccolta e valutazioni delle informazioni, dal momento che ciò è già stato fatto in precedenza.
Il processo della categorizzazione ha però delle conseguenze rischiose poiché unificando gli oggetti si perdono di vista le specificità dei casi singoli, si verifica un fenomeno definito accentuazione percettiva in cui data una categorizzazione si tenderà a considerare più omogenei di quanto siano in realtà gli oggetti inclusi nella stessa categoria e come più diversi di quanto siano in realtà gli oggetti inclusi in categorie diverse.

La categorizzazione risente di processi di tipo sociale e culturale rilanciati sul piano comunicativo. Una volta che una categoria si è costruita orienterà la nostra conoscenza. Anche per le persone abbiamo il bisogno di avere elementi di giudizio rapidi/efficaci. Nel rapportarci con gli altri tendiamo a usare il processi di categorizzazione percependo le persone in quanto appartenenti a gruppi e categorie (che costituiscono un importante criterio di orientamento della nostra vita sociale). Il mondo sociale ci appare quindi articolato in insieme omogenei di persone unificate da qualche tratto. Le suddivisioni possono essere: appartenenza etnico-culturale, lingua, religione, ideologie, orientamento politico/sessuale, genere, età, hobby, squadra di calcio, …

L'identità sociale è un concetto ossimorico perché il termine identità fa riferimento all'individualità mentre il termine sociale fa riferimento alla collettività, è la parte dell'immagine di sé che ciascuno ricava dalla consapevolezza delle proprie appartenenze a gruppi e categorie e da questo concetto nasce la teoria dell'identità sociale elaborata da Tajfel secondo cui ciascuno di noi pensa a sé stesso in parte considerando le proprie specificità (ciò che lo caratterizza e lo differenzia dagli altri) in parte ciascuno a sé stesso considerando le proprie appartenenze a gruppi e categorie. In questo senso si può parlare di autocategorizzazione cioè il livello di categorizzazione ritenuto più idoneo in un dato momento a descrivere sé stesso facendo riferimento a diversi livelli di inclusività (personale, dei sottogruppi, dei gruppi) fino al più generale dell'essere umano. Il passaggio da uno all'altro livello avviene sulla base della potenzialità che ciascun livello ha di adattarsi alla specifica situazione traducendo così la salienza di un livello. Nella misura in cui uno dei livelli diventa più saliente gli altri affievoliscono e questo fenomeno viene definito antagonismo funzionale e nella misura in cui una determinata categoria diventa saliente si tenderà a vedere sé e gli altri come intercambiabili nella stessa categoria (tendiamo a estendere ai gruppi e alle categorie di cui facciamo parte la coloritura con cui ciascuno di noi pensa a sé stesso) secondo il concetto di de-personificazione, si sviluppa un atteggiamento favorevole verso i gruppi che sentiamo nostri con la tendenza a favorire il gruppo di appartenenza (ingroup) e a sfavorire il gruppo di non appartenenza (outgroup).

Etnocentrismo

Dalla tematica dell'ingroup si è sviluppato il concetto di etnocentrismo, ovvero la tendenza di ciascun popolo a considerare le proprie idee/stili di vita come superiori a quelli altrui, è un errore cognitivo = bias.

Nell'ambito della psicologia sociale sono stati chiariti i processi mentali attraverso i quali tale favoritismo dell'etnocentrismo si realizza individuando una serie di distorsioni sistematiche nel giudizio che caratterizzano il nostro modo di pensare agli altri, queste distorsioni sono definite bias e sono:
• Primo bias: ogni categorizzazione tende ad accentuare la percezione di similarità degli elementi della stessa categoria per cui tendiamo a distinguere con maggiore difficoltà i singoli membri dell'outgroup che ci appare come un blocco unico mentre per l'ingroup siamo più pronti a distinguere le specificità delle singole persone.
• Secondo bias: riguarda i processi di attribuzione per cui tendiamo a privilegiare l'attribuzione degli eventi positivi a cause interne (meriti capacità) mentre tendiamo a ritenere che gli eventi negativi siano dovute a cause esterne per l'ingroup, mentre per l'outgroup al contrario i fatti positivi sono ricondotti a cause esterne mentre i fatti negativi sono imputati a cause interne. Nella percezione e nella valutazione di tutto ciò che riguarda le relazioni con l'outgroup tendiamo a sopravvalutare tutti gli elementi negativi e a sottovalutare gli elementi positivi. Da ciò può derivare una condizione psicologica di disagio definita ansia intergruppi con un'attivazione generalizzata delle difese e una minore disponibilità ad approfondire le relazioni personali con membri dell'outgroup.

Nel momenti in cui ci troviamo a interagire con una persona che appartiene a gruppi diversi dal nostro tendiamo ad attivare specifiche modalità di valutazione/azione definite come comportamento intergruppi che non si verifica solo in presenza di un incontro tra 2 gruppi ma anche nell'incontro tra 2 persone che si riconoscono l'appartenenza a gruppi/categorie diverse e attivano bias cognitivi. Il rapporto tra 2 persone può realizzarsi come un incontro interpersonale con riferimento alle specifiche qualità dei singoli oppure può essere condizionato dallo stato dei rapporti tra i gruppi a cui appartengono le 2 persone che si incontrano, Tajfel ha definito il primo tipo di incontro relazione interindividuale e il secondo tipo relazione intergruppi.

Ci sono 2 linee di ricerca sul comportamento intergruppi:

1. Gli esperimenti nei campi estivi di Sherif: avevano come obiettivi studiare la nascita delle preferenze personali, la formazione dei gruppi, lo sviluppo del conflitto tra gruppi, la possibilità di controllo e riduzione del conflitto. Da questi esperimenti si arrivò a dire che non solo il gruppo si costituisce come un'unità globale dinamica di elementi interdipendenti ma anche le relazioni tra i gruppi si configurano nello stesso modo cioè come un'unità dinamica fondata sull'interdipendenza.

2. Gli studi di Tajfel: con cui si propose di verificare se il semplice fatto di vedere il mondo diviso in categorie e di vedersi inclusi in una di queste può costituire la regione della forza del gruppo. Per verificare questa ipotesi si elaborò una procedura sperimentale chiamata la tecnica dei gruppi minimi dove vennero costituiti artificialmente 2 gruppi che non avevano niente di ciò che costituisce un gruppo normalmente (conoscenza reciproca, storia, ..) e per questo sono definiti gruppi minimi e che vennero divisi in base a un criterio arbitrario/non rilevante (preferenza per Klee o Kandinsky), a ciascuno veniva comunicata la sua appartenenza a un gruppo ma non sapeva chi erano gli altri componenti, poi veniva data la possibilità di distribuire tra i partecipanti una serie di ricompense e le strategie usate erano 4:
- massimo profitto comune: era la strategia meno usata in cui si sceglieva la casella corrispondente alla somma più alta a prescindere dall'appartenenza dei 2 membri di diversi gruppi.
- massimo profitto integroup: era la strategia più usata in cui si sceglieva la casella che favoriva il profitto del membro del proprio gruppo (anche se sconosciuto).
- massime differenza possibile: si sceglieva la casella con il minimo profitto per l'altro gruppo poiché anche se il membro dell'ingroup guadagnava di meno l'importante era far guadagnare il meno possibile il membro dell'outgroup.
- imparzialità: si sceglie la casella con punteggi uguali o simili per i due destinatari.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Emma Lampa
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