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Nascita del cinema


Il 28 dicembre 1895 è la data convenzionale della nascita del cinema, quando al Gran Cafè di Parigi si tenne la prima proiezione di un film a pagamento.

Per la prima volta, cioè, si hanno degli spettatori che comprano un biglietto per vedere una serie di film, ciascuno dei quali della durata di 1 minuto.

In realtà, il cinema nasce incorporando a sé tutte le arti plastiche e la fotografia.
Secondo il critico cinematografico Andrè Bazin, procedendo attraverso un’analisi psicoanalitica di queste, si scopre che tutto ha origine dal cosiddetto “complesso della mummia”: la statuaria egizia nasce in ambito religioso come risposta alla necessità di sconfiggere il tempo, così come il ritratto risponderà in seguito alla necessità di sconfiggere la morte spirituale.
Nel XV secolo la prospettiva porterà a una vera e propria ossessione per il realismo e nel XIX l’invenzione della fotografia permetterà di catturare immagini in movimento e quindi di fare una sorta di “calco della realtà”.
Il cinema, dopo di essa, permetterà inoltre di restituire la durata di un evento.

Pur dovendo essere considerato un’invenzione internazionale, inventori del cinema sono considerati i fratelli Louis e Auguste Lumiere, i quali brevettano il cinematografo.
Grazie a questo dispositivo era possibile riprendere e proiettare immagini in movimento con una loro durata.

I concorrenti dei fratelli Lumiere furono diversi: Reynauld brevetta il prassinoscopio, perfezionato poi nel teatro ottico, il quale permetteva di ottenere immagini in movimento soddisfacenti ma più simili a disegni animati; Etienne Marey brevetta invece il cronofotografo, che mancava però del momento della perforazione (le immagini, nella loro successione, non uscivano in maniera ordinata); Edison e Dixon brevettano invece il kinetoscopio, dispositivo formato da un cassettone di legno dotato di un oculare da cui era possibile guardare le immagini animate ma solo da uno spettatore alla volta.

Il primo film dei fratelli Lumiere, di cui esistono diverse versioni, ritrae l’ingresso nella fabbrica Lumiere da parte dei loro operai. La seconda versione fu girata alcuni mesi dopo rispetto alla prima e lo si nota dai diversi abiti e dalla presenza di biciclette piuttosto che di carri trainati da cavalli. Il film è composto da un’unica inquadratura, molto breve e ripresa con la macchina da presa fissa. L’assenza di movimenti di macchina è bilanciata dal grande dinamismo dei personaggi che si muovono davanti ad essa.
Tra i film più interessanti dei fratelli Lumiere, il film che ritrae Auguste Lumiere in compagnia della moglie e della figlia, considerato il primo “home movie” della storia del cinema.

L’innaffiatore innaffiato” è invece considerato il primo film comico: gli effetti comici sono piuttosto immediati e anche abbastanza rozzi ma, al contempo, efficaci. Evidente è la tendenza a predisporre tutti i personaggi al centro dell’inquadratura in virtù dello sviluppo narrativo.
Nel film “La partita a carte”, che ritrae invece Antoine Lumiere, il dinamismo deriva dalla presenza del cameriere che, a destra e in secondo piano, compie movimenti scomposti e frenetici.
Il film dei Lumiere in assoluto più conosciuto è “L’arrivo del treno alla stazione di Ciotat”, di cui esistono diverse versioni. Il treno arriva in diagonale in campo lungo da destra fino sino al primo piano a sinistra. Questo aspetto compositivo conferisce un notevole senso prospettico, accentuato dal chiaroscuro e dal dinamismo del profilmico (tutto ciò che si trova davanti alla macchina da presa).
Altro film interessante è intitolato “Demolizione di un muro”.
Durante le riprese, un’inconveniente costrinse a dare al film un andamento comico: grazie a un effetto di rewind in seguito alla sua demolizione il muro sembra ricostruirsi da solo.
I fratelli Lumiere realizzano poi una serie di film dedicati a Lione, loro città natale, e altri dedicati a scorci panoramici di città come Londra, Dublino, Venezia, ecc.
I soggetti privilegiati sono gli operai, a partire dagli stessi operai delle fabbriche Lumiere, ma anche gli scorci cittadini.
Tutti i film si compongono di una sola inquadratura, di durata breve e priva di movimenti di macchina. Il dinamismo delle scene deriva dai movimenti dei personaggi che si muovono davanti alla macchina da presa.
Per quanto riguarda il cinematografo come invenzione, in esso si possono individuare, al di là delle comparazioni che si potrebbero fare con gli attuali strumenti cinematografici, pregi e difetti.
Un pregio è sicuramente la sua reversibilità, essendo in grado di riprendere le immagini in movimento ma stampare anche i positivi e proiettarne i risultati, e l’essere maneggevole rispetto ai dispositivi brevettati dai concorrenti dei Lumiere.

Tuttavia, il cinematografo era sì solido, ma non abbastanza da poter essere posto su un supporto ed essere spostato, da cui deriva l’assenza di movimenti di macchina nei film.
Inoltre, la pellicola da 17 m non permetteva di realizzare film della durata maggiore di 50 secondi e, una volta terminata, sostituirla con un’altra pellicola da 17 m richiedeva un enorme quantità di tempo.
In tutti i film notiamo sempre un via vai di persone e oggetti che si muovono nel campo, escono e rientrano. Questo sottolinea la presenza di un fuori campo, che potremmo anche non vedere mai, ma che per lo spettatore esiste.
La dialettica tra campo e fuori campo diventerà fondamentale quando il cinema assumerà un’impronta narrativa.
Tutti i film dei fratelli Lumiere sono realizzati nel 1894, nel 1895 si registra la prima proiezione a pagamento e fino al 1897 la quantità di film prodotti si moltiplica.
Nel 1897 si registra la prima contrazione fino al 1905, anno in cui i film realizzati dai Lumiere è pari a 0.

Nonostante questo, si può parlare di una vera e propria scuola di estetica dei Lumiere: i film, realizzati per la stragrande maggioranza dai loro operatori, erano curati dal punto di vista compositivo e rispettavano tutta una serie di convenzioni conformi allo spirito del tempo.
Particolare è il carattere documentaristico che si può individuare in questi film che, consapevolmente o meno, forniscono a noi spettatore odierni informazioni dal punto di vista storico e culturale dell’epoca in cui essi sono stati girati.
Per poter parlare tuttavia di documentario bisognerà aspettare agli anni a metà degli anni 10 quando, durante e subito dopo la Grande Guerra, il cinema permetterà di fornire giudizi sugli avvenimenti ripresi.
Si parla più che altro dei film dei Lumiere come di vedute, cioè diapositive fotografiche in movimento.
Si è spesso parlato di Louis Lumiere come del padre del cinema di impianto realistico, che evidenzia cioè un atteggiamento mimetico nei confronti della realtà, ma anche come dell’ultimo pittore impressionista. 
Pur non avendo egli interessi nel cinema dal punto di vista espressivo, i film Lumiere affrontano alcuni dei problemi affrontati dai pittori impressionisti, come la luce e l’aria.

Dal 1894 fino alla metà degli anni 10 il cinema è fondato sul modo di rappresentazione primitiva, in quanto tutti i film sono basati su una sola inquadratura, considerata l’elemento attorno al quale il film ruota.
Tali film sono perciò detti monopuntuali.
Dal 1902 si cominciano a realizzare film pluripuntuali, costituiti cioè da più inquadrature che, tuttavia, faticano a raccordarsi con le altre come se ciascuna inquadratura fosse a sé stante.
Dal 1894 al 1908 inoltre domina il cosiddetto sistema delle attrazioni mostrative, in quanto scopo dei film non è tanto quello di raccontare quanto quello di attrare lo spettatore e mostrare oggetti, persone, ecc.
Questo si contrappone invece al sistema di integrazione narrativa, che domina invece negli anni tra il 1908 e il 1915.

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