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Walter Otto - Chi sono gli dèi di Holderlin?

Otto - Chi sono gli dèi di Holderlin?

A parte Cristo, gli dei ricordati da H sono greci. Chiama per nome Eracle (Ercole), Dionis, Zeus, Apollo. E sono citati in pochi. Apollo, Eracle e Dio compaiono più spesso: sono il dio sole e i figli di madre mortale. Guarda caso la religione omerica non degna d'attenzione proprio queste figure: il greco rifiuta il culto di dei cosmici respingendoli come non greci. infatti le radici di questo culto sono preeelleniche. Come mai H si è deciso in favore degli dei preolimpici? l'originaria manifestazione di questi dei risale all'età eroica. il suo spirito è durato a lungo. La vita stessa di H fu rapita sallo spirito di quel mondo eroico. Nella poesia "natura e arte" H si oppone a Esiodo. Esiodo: nella Teogonia si rappresenta il mondo degli dei nel suo divenire e nel suo compimento; ci sono 2 mondi: uno della madre primordiale, l'altro giovane e vittorioso che lo domò riconciliandolo e conducendolo all'armonia. Il primo mondo è il più antico ed eterno, mentre il regno di Zeus è spirito potenze e legge. L'antico mondo riposa per certi aspetti sotto il nuovo. Mentre Esiodo dice che il regno di Zeus è il più grande e glorioso, H è più attento al mondo di Urano e Crono. Se anche degna di venerazione è per lui la volontà di chiarezza, forma e legge, ad essa son congiunti inquietudine e destino. H fa riferimento alla Natura, non intesa solo come la vita del mondo, ma come divinità suprema. La detronizzazione ad opera di Zeus del re degli dei preolimpici gli suscita indignazione. Per eschilo Zeus è al più alto grado del divino. per H al di sopra c'è l'Infinito, che a volte chiama Natura o Cielo, Etere o Padre. H ammette la divinità degli dei olimpici ma li dice messaggeri e figli dell'Altissimo. H ci insegnerà dunque a capire l'antico culto degli dei tornati in europa, e ci farà capire fin dove ci si approssima all'antica grecità..

Divini per H sono gli elementi, le forme e i fenomeni del cosmo. le sue sono parole di devozione. Nell'Originario Essere Divino cui fa riferimento tutto perviene all'unità: amore e odio, piacere e dolore. Nulla può turbare questa pace. Così finisce anche l'Iperione, con un richiamo alla "nostalgia senza pace". A volte, di rado, il soffio di tale pace ci sfiora.

A volte in H le parole del poeta sulla natura paiono contraddirsi, o lasciare spazio all'interpretazione. H fu anche filosofo, cercò di dare un resoconto rigoroso di ciò che lo animava. Lo vediamo nelle lettere ed in abbozzi in prosa del periodo dell' Empedocle. Ad es nel "fondamento dell'Empedocle". In tutti questi saggi c'è un solo oggetto: l'esistenza del mondo divino, che per lui è il mondo poetico. H santifica la vocazione poetica. il poeta è tramite tra Dio e l'uomo. L'elemento poetico insito nell'uomo lo porta a toccare la divinità. il poeta nato è intimo al mondo. I saggi filosofici spiegano il fondamento naturale del dono poetico e come l'essere dell'uomo può sentire tale grandezza. Kant e Hegel sono oltre. Hanno un altro punto di partenza. chiedono cosa può essere l'uomo se supera se stesso (ascesa). H anela al sapere dell'uomo che si è elevato, capace di sollevarsi dalla vita. I contrasti dell'essere si risolvono non in un unità filosofica ma nell'armonia. Dimenticare la differenza è un pericolo: per H l'ideale dei filosofi, unità di uomo enatura, fu pensiero empio. Per H l'uomo è essere individuale capace di creare con coscienza, sentimento e arte (lo dice l'organico), mentre la natura (l'aorgica)  é l'universale, l'infinito e il privo di arbitrio. L'uomo non può sottrarsi a questo essere, che lo circonda fino ad abitare in lui, nel suo corpo e nella sua anima. Ma anche nella sofferenza la natura testimonia una beatitudine senza pari. I contrasti si sposano in un'armonia del contrastante. Tragedia umana: la sua appassionata ambizione ed il suo impulso ad espandersi non lo fan restare nella purezza. come accade ad Empedocle. Ma l'uomo puro sta in una tensione armonica con la natura, è lì che appare il divino. Per trovare la perfezione l'uomo deve andarle incontro. La meditazione di H è pervasa di quegli istanti in cui all'uomo si rivela non solo il reale come reale, ma qualcosa che va al di là. Ed H è filosofo per lo stupore vissuto. L'istante divino è il centro del suo pensiero: momento in cui si sperimenta questa pace santa. Quello che H vuole chiarire concettualmente è l'esperienza di un accordo naturale uomo-mondo che conduca  all'istante divino. Il linguaggio è la 1a testimonianza della vocazione poetica nell'uomo. Poi ci sono i bisogni ordinari, ma l'uomo deve liberarsi della servitù degli scopi per essere completamente in se stesso. Se l'uomo è se stesso, solo allora ciò che lo circonda svela la sua essenza. H non parla di tale libertà come della contemplazione di cui parlano Kant e Schelling. L'istante divino non è una contemplazione estetica, è l'incanto che segue la liberazione dalla schiavitu dei bisogni: quando l'uomo si innalza alla sua propria libertà, può apparire e rivelarsi tale verità del divino. Ne parla nel saggio sulla religione. Elevandosi sui bisogni materiali e morali gli uomini vivono un vita più alta, così che tra loro e il loro mondo vi sia una connessione superiore, un destino superiore.

Si può esperire il divino solo in un rapporto più vitale con ciò che ci circonda, liberato dal bisogno. L'uomo puro sta con le cose che lo circondano in un connessione superiore. L'essere di queste cose rimane a lui opposto, ma nell'armonia dell'incontro puro il divino è presente, c'è il sentimento del compimento.

Tratto da IL POETA E GLI ANTICHI DÈI di Dario Gemini
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