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Il diritto all’oblio del minorenne

La tesi esamina il diritto all’oblio del minore, l'applicazione nella legislazione nazionale e le misure attuabili per fare fronte ad un’eventuale violazione del diritto della personalità.
Vengono approfondite la previgente normativa comunitaria in materia di protezione dei dati personali del 1995 (Direttiva Madre) e il Codice in materia di protezione dei dati personali italiano del 2003 per evidenziare lacune e inadeguatezze relative alla protezione dati a seguito dell’avvento del Web 2.0 e 3.0.
Vengono analizzati il diritto all’oblio di derivazione giurisprudenziale in ambito comunitario e il lavoro del Working Party art. 29, nonché la giurisprudenza di legittimità italiana e la sentenza miliare della Corte di Giustizia europea C-131/12 (Gonzáles e AEPD contro Google).
Si danno una definizione a diritto all’oblio di elaborazione giurisprudenziale, come diritto ad essere dimenticati e si analizza il termine dato personale. Vengono tematizzati la problematica legata alla configurabilità dello stesso diritto nell'alveo dei diritti della personalità, costituzionalmente garantiti dall'art. 2 Cost. e il riconoscimento del diritto alla privacy e della tutela della dignità umana quale diritto fondamentale dell’Uomo.
Viene data una visione d’insieme dei diritti dell’infanzia collegabili al diritto all’oblio, facendo cenno alla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, all’Agenda digitale europea, all’istituzione dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, all’Agenda digitale Italiana, alla costituzione dell’Osservatorio delle garanzie per i minori e dei diritti fondamentali della persona su Internet e al Testo Unico dei doveri del giornalista.
Si approfondisce la contemplazione del diritto alla cancellazione dei dati personali nel GDPR, la tutela rafforzata nei confronti dei minori e le novelle introdotte nell’impianto normativo italiano dal D. Lgs. 10 agosto 2018, n. 101 nel Codice in materia di protezione dei dati personali del 2003.
Si analizza la particolare attenzione del legislatore italiano alla tutela del minore e la prevalenza del diritto alla riservatezza sul diritto di cronaca e di informazione in ambito minorile. Si approfondisce l’età minima, necessaria per prestare validamente il consenso al trattamento dei dati (c.d. consenso digitale) e la scelta del legislatore italiano di fissarlo in quattordici anni. Viene sottoposta ad esame la paradossale situazione che potrebbe nascere dal conflitto tra l’età minima, stabilita per il consenso al trattamento dei dati, con l’età prevista per l’acquisizione della capacità di agire, fissata in diciotto anni.
Si approfondiscono le forme di tutela extragiudiziale e giudiziale delle situazioni protette e le criticità legate alla a-territorialitá e alla sovranazionalità di internet in merito alla protezione dei dati dei minorenni. In tale contesto si analizzano le recenti sentenze della Corte di Giustizia europea C-507/17 del 2019 e C-18/18 del 2019.
Infine si affronta il diritto all’oblio nella Legge sul cyberbullismo del 2017 e la tutela rafforzata, ivi prevista, che contempla che l’ultra-quattordicenne possa inoltrare direttamente la richiesta di oscuramento, rimozione o blocco al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social network e, ove questi non provvedano in un lasso di tempo prestabilito, possa inoltrare un’istanza direttamente al Garante per la protezione dei dati personali.

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7 CAPITOLO II DIRETTIVA MADRE, MODIFICHE E LACUNE NELLA TUTELA DEI DATI PERSONALI SOMMARIO: 1. Direttiva Madre (Direttiva Europea 95/46/CE del Parlamento e del Consiglio d’Europa) e successive modifiche. – 2. Lacune e inadeguatezza della Direttiva Madre. 1. Direttiva Madre (Direttiva Europea 95/46/CE del Parlamento e del Consiglio d’Europa) e successive modifiche La protezione dei dati nasce nel 1995 con la c.d. Direttiva Madre (Direttiva Europea 95/46/CE del Parlamento e del Consiglio d’Europa). In Italia la direttiva fu recepita dalla legge 31 dicembre 1996, n. 675 e confluì successivamente nel d.lgs. 3 giugno 2003, n. 196, denominato Codice Privacy. A livello di Unione europea attraverso la Direttiva 95/46/CE fu avviato il processo di armonizzazione della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali delle persone fisiche in materia di protezione dei dati personali. Ciò si era reso necessario poiché le legislazioni dei singoli Paesi dell’Unione risultarono frammentate e disomogenee. Inoltre il quadro normativo dovette raggiungere l’obiettivo della Convenzione di Schengen: la libera cir- colazione dei dati personali all’interno dell’Unione, contemperato alla tutela dei dati delle persone fisiche. Tramite la direttiva, infatti, veniva garantito per la prima volta il c.d. flusso libero dei dati immateriali - “free flow of data”. A tale fine vennero fissati limiti rigidi riguardo la raccolta e il trattamento dei dati, agli Stati venne imposta l’introduzione di un’autorità di controllo indipendente a livello nazionale (i c.d. Garanti nazionali) ed a livello di Unione europea fu costituito il c.d. Gruppo di lavoro articolo 29 (Working Party article 29 o WP29). La denominazione WP29 fu scelta proprio perché la sua istituzione

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Informazioni tesi

  Autore: Birgit Eccli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2019-20
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Federica Fabrizzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 121

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Parole chiave

cyberbullismo
responsabilità genitoriale
diritto all'oblio del minorenne
dirtti dell'infanzia in ambito di cyberspazio
bilanciamento diritto riservatezza e cronaca
maggiore età digitale e consenso digitale
reati del minore in ambito di cyberspazio
sharenting
diritto fondamentale dell’uomo
strumenti difensivi oscuramento, rimozione, blocco

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