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La sindrome del burnout nella vita religiosa. Cause, prevenzione e cura di un modello stressogeno.

La forte motivazione individuale

Il religioso è un operatore di aiuto che sceglie di dedicarsi agli altri per vocazione, perché idealizza determinati valori, perché sente che è giusto farlo e si prodiga per questo. Chi si orienta per una professione di aiuto non lo a per tornaconto economico o per ricerca di prestigio, ma per «trasporto vocazionale». Egli infatti desidera porsi a disposizione dei bisogni altrui, sentendosi fortemente coinvolto a favore delle persone alle quali presta servizio.
La forte motivazione da cui si è animati può però generare esaurimento emotivo quando l'attività di aiuto è eccessivamente idealizzata e l'operatore si sente in colpa se non riesce a raggiungere le alte aspettative che si era preposto. Dopo essersi donato sino allo sfinimento, sente di non avere più niente da dare. Al dire della Maslach «la teiera era vuota, la batteria prosciugata, il circuito saltato per sovraccarico: si erano bruciati ed esauriti». Da un primo momento in cui emerge una certa stagnazione per un lavoro abitudinario, quando nulla sembra cambiare nonostante tutti gli sforzi della persona, si passa a una fase di frustrazione, caratterizzata da un senso di delusione per un sistema che si pensava fosse diverso. Gli ideali sono infranti e la persona si ritira così in una condizione di apatia, di cinico disimpegno e di superficialità.
Il consacrato che lavora con un senso di gratuità e di abnegazione è ancora più motivato a dedicarsi agli altri, spinto da ideali per i quali non può aspettarsi nulla in cambio. Egli si trova a vivere in situazioni di grande coinvolgimento emozionale, talvolta anche di pericolo per la propria vita, come accade ai missionari che condividono condizioni di disagio particolarmente forti o a quanti lavorano con gli ammalati o con chi vive un disagio psichico. Il ministero sacerdotale e le mansioni richieste dai vari carismi degli Ordini e delle Congregazioni religiose rispondono a una scelta di vita basata su convinzioni religiose e sulla vita spirituale che non posso essere scisse dal lavoro pastorale di coloro che ne fanno parte. Quando il cammino di fede è vissuto in modo superficiale o la La forte motivazione individuale
Il religioso è un operatore di aiuto che sceglie di dedicarsi agli altri per vocazione, perché idealizza determinati valori, perché sente che è giusto farlo e si prodiga per questo. Chi si orienta per una professione di aiuto non lo a per tornaconto economico o per ricerca di prestigio, ma per «trasporto vocazionale». Egli infatti desidera porsi a disposizione dei bisogni altrui, sentendosi fortemente coinvolto a favore delle persone alle quali presta servizio.
La forte motivazione da cui si è animati può però generare esaurimento emotivo quando l'attività di aiuto è eccessivamente idealizzata e l'operatore si sente in colpa se non riesce a raggiungere le alte aspettative che si era preposto. Dopo essersi donato sino allo sfinimento, sente di non avere più niente da dare. Al dire della Maslach «la teiera era vuota, la batteria prosciugata, il circuito saltato per sovraccarico: si erano bruciati ed esauriti». Da un primo momento in cui emerge una certa stagnazione per un lavoro abitudinario, quando nulla sembra cambiare nonostante tutti gli sforzi della persona, si passa a una fase di frustrazione, caratterizzata da un senso di delusione per un sistema che si pensava fosse diverso. Gli ideali sono infranti e la persona si ritira così in una condizione di apatia, di cinico disimpegno e di superficialità.
Il consacrato che lavora con un senso di gratuità e di abnegazione è ancora più motivato a dedicarsi agli altri, spinto da ideali per i quali non può aspettarsi nulla in cambio. Egli si trova a vivere in situazioni di grande coinvolgimento emozionale, talvolta anche di pericolo per la propria vita, come accade ai missionari che condividono condizioni di disagio particolarmente forti o a quanti lavorano con gli ammalati o con chi vive un disagio psichico. Il ministero sacerdotale e le mansioni richieste dai vari carismi degli Ordini e delle Congregazioni religiose rispondono a una scelta di vita basata su convinzioni religiose e sulla vita spirituale che non posso essere scisse dal lavoro pastorale di coloro che ne fanno parte. Quando il cammino di fede è vissuto in modo superficiale o la religiosità è scissa dallo stile di vita, il religioso può avvertire un senso di vuoto che rischia di colmare con comportamenti anomali, come un attivismo spesso egocentrico e autoreferenziale, un'affettività disordinata e ambigua e atteggiamenti di critica e di insoddisfazione verso il lavoro e verso la gente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La sindrome del burnout nella vita religiosa. Cause, prevenzione e cura di un modello stressogeno.

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Marino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
  Facoltà: Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Renato Pisanti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 65

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Parole chiave

religiosi
burnout
sacerdote
vita consacrata
vita comunitaria
ministero pastorale
processo stressogeno

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