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Comparazione delle traduzioni del romanzo ''Uno studio in rosso''

I traduttori

La comparazione delle traduzioni in italiano del romanzo ‘Uno studio in rosso’ avviene prendendo in esame tre delle molteplici edizioni che sono state pubblicate dal 1900 a oggi. In particolare ho scelto di analizzare le edizioni del 1949, 1979 e 2009, rispettivamente tradotte da Alberto Tedeschi, Maria Pia Janin e Luca Lamberti. I capitoli a cui mi sono dedicata sono i primi sette, che compongono la prima parte del libro, e gli ultimi due della seconda parte, riguardanti quindi strettamente il caso.

Questa analisi non ha lo scopo di giudicare in positivo o negativo le diverse scelte dei traduttori, ma di dimostrare che non esiste un solo modo di tradurre una determinata parola o frase. Anche se sono traduzioni di una stessa opera, ogni traduttore è diverso e a seconda della sua capacità e della sua sensibilità ha attuato scelte diverse dagli altri.

Avendo analizzato alcuni capitoli si possono dire alcune cose generali sui diversi modi di tradurre presi in esame.
Partiamo dalla questione principale, dal problema che ogni traduttore deve affrontare quando si ritrova davanti un testo in un’altra lingua e quindi in una cultura diversa dalla propria. È più giusto creare un testo dove all’interno sono presenti elementi tipici della lingua e cultura originale, oppure trasformarlo e renderlo più accettabile al lettore e alla cultura di destinazione? Stiamo parlando di ciò che Toury chiama adeguatezza e accettabilità e ciò che Popovi•• chiama alta traduzionalità e bassa traduzionalità. Nel primo caso il testo tradotto è meno scorrevole e il lettore potrebbe incorrere in modi di dire o elementi linguistici che non sente familiari e che sente distanti, o meglio estranei. Viceversa, nel secondo caso il testo appare come se fosse stato scritto nella lingua in cui il lettore legge per quanto sembra familiare, e sono stati eliminati tutti i riferimenti al testo originale.

Come è già stato osservato da Lawrence Venuti, questi metodi opposti portano a un maggiore o minore arricchimento culturale del lettore, in quanto in una traduzione straniante avrà la possibilità di apprendere elementi linguistici e culturali della lingua di partenza, mentre in una traduzione addomesticante non si renderà conto di queste differenze e sembrerà come se la sua cultura e quella del libro siano livellate e quasi uguali.

Tornando alle tre traduzioni, già dal primo capitolo è possibile affermare che il secondo traduttore in ordine cronologico (Janin), abbia adottato una strategia straniante in quanto sono presenti diversi termini inglesi che non sono stati tradotti insieme a calchi e elementi dall’originale.

Tra questi troviamo:
1. Il sottotitolo della prima parte che in inglese è From the reminiscences of John H. Watson MD, late of the Army Medical Department, il secondo traduttore lo rende con “dai ricordi del dottor John H. Watson ex ufficiale medico del reparto medico militare dell’esercito britannico”, mentre gli altri traduttori hanno eliminato la parte del “reparto medico militare” e lasciato quindi “ex ufficiale medico dell’Esercito britannico”, ritenendo probabilmente superfluo ripetere il reparto avendo già scritto che Watson fosse ufficiale medico.

2. A pagina 25 lascia invariato University of London mentre le altre due traduzioni lo traducono in “Università di Londra”.

3. Sempre a pagina 25, Watson descrive quando è stato colpito in Afghanistan e dice “I should have fallen into the hands of the murderous Ghazis...” che nella seconda traduzione diventa “Sarei caduto nelle mani dei micidiali Ghazis...” lasciando la s del plurale inglese per i combattenti musulmani.

4. A pagina 26, invece Watson racconta dell’incontro con Stamford nel bar: “...I was standing at the Criterion Bar...” diventa “...ero al bar Criterion, in piedi,...” e subito si nota come il fatto che stesse in piedi viene accentuato e messo tra due virgole mentre nelle altre due traduzioni è stato omesso.

5. Quando Stamford descrive le peculiari attività di Holmes nella sala anatomica (p.29) “When it comes to beating the subjects in the dissecting-rooms with a stick…” diventa “Se si arriva al punto da battere col bastone il corpo in esame nella sala di dissezione” mentre gli altri utilizzano il verbo “staffilare”.

6. A pagina 33 dopo che Holmes ha dato dimostrazione delle sue profonde conoscenze dei crimini nella storia, Stamford dice You seem to be a walking calendar of crime che il secondo traduttore risolve con “Lei è come un calendario ambulante del crimine”, a differenza degli altri due traduttori che scelgono il termine “enciclopedia” che se cerchiamo sulla Treccani può essere infatti utilizzato in senso figurato per “persone di estese conoscenze in varie discipline”.

7. Nel secondo capitolo quando Watson scrive una lista delle conoscenze di Sherlock l’originale recita Sherlock Holmes – his limits che viene ricalcato nella seconda edizione con “Sherlock Holmes – i suoi limiti” mentre le altre edizioni scrivono “cognizioni” la prima e “competenze” la terza.

8. Sempre nella descrizione delle sue abilità, quando Watson scrive al punto 11 che Is an expert singlestick player, boxer, and swordsman mentre il primo e il terzo traduttore uniscono nell’unico termine “scherma” le due attività, il secondo scrive che “è un esperto di lotta col bastone, un bravo lottatore e spadaccino”

9. A pagina 42 come anche in altre occasioni scrive Mr Lestrade anzichè signor.

10. Nell’articolo scritto da Holmes “...by the callosities of his forefinger and thumb…” diventa “le callosità dell’indice e del pollice…” nel secondo e “dalle callosità delle dita” negli altri due.

11. A pagina 53 il secondo traduttore scrive “U.S.A.” mentre gli altri “Stati Uniti”, sui documenti della vittima.

12. Nel quinto capitolo a pagina 83 invece I wonder who William Whyte was diventa “Chissà chi era William Whyte” che viene tradotto in “Guglielmo Whyte” nelle edizioni del ’49 e 2009.

Si può dire il contrario invece della prima edizione, nella quale si nota una strategia di addomesticamento dovuta al fatto che spesso il traduttore si è quasi reso invisibile davanti al lettore. Per esempio, quando si parla dell’hotel dove alloggiano
Drebber e Stangerson parla di “albergo” anzichè lasciare intatto il vocabolo inglese “hotel” come hanno fatto il secondo e il terzo traduttore. E ancora, quando si parla dello York College dove Jefferson Hope ha lavorato per un periodo lo traduce con “Università di York” mentre gli altri lo lasciano così.

Inoltre, tende a chiarire dei punti e ad aggiungere o togliere elementi rispetto all’originale. Per esempio, a pagina 20 aggiunge l’inciso “a parità di tempo” e a pagina 38, quando Sherlock espone il suo ragionamento, aggiunge “Non poteva essere un ufficiale, data la modestia del vestiario...”. Invece alla fine di pagina 68 elimina “And then? I asked” e alla pagina seguente “...in the Lowlands...” anche se su questo punto ci ritornerò più avanti. E ancora a pagina 75 non sono presenti “...aqua tofana... and the Ratcliff Highway murders...” quando Watson legge gli articoli sul caso; a pagina 166 quando parla l’ormai arrestato Jefferson Hope non viene riportata la seguente frase “’Hadn’t you better reserve that for your trial?’ asked the inspector”. Infine, a pagina 180 manca “When he finished, we sat for some minutes in a stillness which was only broken by the scratching of Lestrade’s pencil as he gave the finishing touches to his shorthand account”.

Soffermandoci sulla terza traduzione, leggendola si percepisce una maggiore naturalezza e fluidità, questo dovuto anche al fatto che è la più recente e quindi utilizza un italiano più vicino a quello attuale. Come già accennato prima, in alcuni punti si distacca leggermente dall’originale per rendere il passo in un italiano più fruibile, tuttavia abbiamo anche notato come alcuni elementi prettamente inglesi non vengano tradotti ma lasciati nella lingua originale. Ciò ci porta a considerarla una traduzione equilibrata e molto probabilmente quella che un lettore odierno sentirebbe maggiormente familiare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Comparazione delle traduzioni del romanzo ''Uno studio in rosso''

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Informazioni tesi

  Autore: Arianna D'andrea
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: SSML Gregorio VII
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Anna Rita Gerardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 149

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