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Il dominio comunista in Russia



A causa dello scoppio del conflitto con le Armate bianche, viene dichiarato lo stato di comunismo di guerra. Le Armate rosse sono autorizzate a requisire viveri e rifornimenti nelle campagne e la distribuzione dei beni alimentari è razionata e controllata da funzionari statali. A ogni famiglia sono distribuite tessere annonarie, che servono per ritirare i beni alimentari. Queste soluzioni però fanno nascere il mercato nero perché alcuni contadini e commercianti cercano di uscire dal circuito commerciale obbligato del comunismo di guerra per vendere la merce a prezzi più elevati. Il governo decide di intervenire con la mano dura e i colpevoli sono vittime di esecuzioni.
Viene poi approvata una Costituzione che si discosta dal modello democratico. Il potere è attribuito ai soviet e il voto delle operaie e degli operai vale di più di quello di contadini e contadine. Nel 1918, inoltre, vengono messe a tacere tutti i partiti, ad eccezione di quello comunista. È l’adozione della tecnica del terrore rosso per distruggere e intimidire qualsiasi opposizione allo Stato sorto dalla rivoluzione.
In seguito ad altre sommosse popolari, Lenin elabora la Nep (Nuova politica economica). La requisizione dei grani è abolita; al suo posto, i contadini sono tenuti a pagare un’imposta fissa in natura, cedendo una quota della produzione agli organismi statali; ciò che resta può essere venduto al mercato. Il sistema ravviva gli scambi e rifornisce i mercati urbani di beni alimentari. Ma provoca anche l’arricchimento di numerosi contadini che hanno aziende di medie dimensioni o degli imprenditori che vendono al mercato nero.
Già nel 1922 lo Stato ha preso il nome di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), ovvero una federazione che ha bisogno di una nuova Costituzione. Il compito viene affidato al Congresso dei Soviet dell’Unione
Nel 1922 Lenin viene colpito da un ictus ed è costretto a diminuire la sua attività politica. Morirà nel 1924. Dal 1922 sarà Stalin il segretario generale del Partito Comunista, per volere dello stesso Lenin. Cominciano comunque degli scontri per la presa del potere. Prima di tutto tra Stalin e Trotskij. Quest’ultimo è per la rivoluzione permanente da esportare nel resto d’Europa. Stalin, invece, è per il socialismo in un solo paese, perché sente di consolidare il processo rivoluzionario solo in Russia. Poiché la sua visione risulta più realistica, Trotskij perde posizione e nel 1929 verrà cacciato dall’Unione Sovietica. Trattamento analogo riceveranno tutti coloro che si oppongono alle decisioni di Stalin.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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