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APPROFONDIMENTI

Gli angeli senza frontiere

30/10/2014

Gli angeli senza frontiere

Gli ultimi avvenimenti di epidemie ci portano a una riflessione sugli tutti gli operatori umanitari e in particolare su quelli sanitari, che lavorano in ambienti là dove il rischio, della vita è costante, dove i mezzi sono precari, la lotta è continua. Possiamo definirli "Angeli Senza Frontiere" perché dedicano la loro vita a una missione che non ha confini territoriali, per amore verso il prossimo, per la passione verso la propria professione. Un amore incondizionato che li spinge giorno per giorno, a vivere nel costante pericolo, anche di rimetterci la propria vita. Sono in azione giorno e notte per combattere le epidemie e salvare vite umane.

È significativo richiamare il coraggio di queste persone e il rischio che stanno correndo giorno per giorno; quando in un paese civile come il nostro, si verificano episodi di razzismo sulle persone, che ipoteticamente, solo perché sono degli immigrati e appartengono alle nazionalità colpite dall'epidemie, possono rappresentare un rischio per la propria salute. Ancora più squallido quando, questi episodi, vengono effettuati dai giovani, che dovrebbero rappresentare il futuro, dove l'idealismo dovrebbe predominare e la paura dovrebbe essere molto lontana. Operare in ambienti colpite da epidemie, da guerre, da catastrofi, rappresentano una scelta di vita davvero radicale, perché prima di tutto viene il prossimo e poi se stessi.

Le professioni sanitarie di per sé sono una missione, perché ci si scontra con il periodo più fragile della vita; ma farlo in condizioni dove la propria vita è a rischio, è un atto eroico che dovrebbe insegnarci a noi gente comune, di essere cittadini del mondo e considerarci uguali davanti alla legge e davanti a Dio. L'ebola l'epidemia che sta causando tante paure in tutti i paesi, non è un problema solo dei paesi colpiti ma è un nostro problema, e la paura di essere contagiati non deve spingere a emarginare ciò che ipoteticamente consideriamo soggetti a rischio; ma dovrebbe spingerci a informarci sui veri rischi che si corrono, e a capire come noi dobbiamo agire se ci troveremo di fronte alla malattia per aiutare noi stessi e gli altri. Emarginando gli altri significherebbe fare un torto a noi stessi e al nostra vita.

«La carità dell'uomo moderno non consiste nell'amare il prossimo come sé stesso, ma nell'amare sé stesso nel prossimo.»
Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, 1977/92


Dai tempi più antichi le epidemie hanno sterminato interi paesi, ma la storia ci insegna, che ci sono sempre state persone che hanno vinto la paura e hanno aiutato i lebbrosi, malati ti tifo, tbc, malaria ecc. con la lotta e la ricerca contro le malattie. Molti missionari e operatori si sono ispirati al coraggio di Gesù, che in quel tempo dove i lebbrosi rappresentavano gli impuri ed erano emarginati, Gesù gli è andato incontro per salvarli e purificarli; ci ha insegnato che il malato di epidemie non deve destare paura ma, deve essere accolto e salvato.

Nell'odierna società le epidemie accadono ma non frequentemente, come in passato, grazie alla missione di molti operatori sanitari che sono impegnati attivamente sia in campo, che nella ricerca, riuscendo così a circoscrivere le malattie e a salvare l'umanità. Proviamo insieme a pensare se tutti noi fossimo delle persone con l'ossessione della malattia, che di fronte a un'epidemia scappiamo tutti; finiremo tutti per ammalarci e il bilancio delle vittime sarebbe globale.

«Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo, è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi.»
Gino Strada


Volgiamo un pensiero ai paesi colpiti dall'epidemia, alle vittime, ai malati che ancora stanno combattendo la loro battaglia, agli operatori sanitari che nello svolgere la loro missione e il loro lavoro hanno contratto la malattia, con l'augurio che possano guarire presto e che questi "Angeli Senza Frontiere" possano trovare una soluzione che miracolosamente possa portare queste ultime epidemie a un brutto ricordo. Grazie!!! "Angeli Senza Frontiere" per esserci, là dove le sofferenze dilagano, dove si lavora in condizioni disumane, dove siete confinati in un paese lontano dai vostri cari a combattere una battaglia che non è la vostra, ma è quella dell'intera umanità.

Fonte dell’immagine: www.globusmagazine.it


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