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«Se l'è cercata»: il sessismo implicito nel discorso giornalistico sul femminicidio

La stampa italiana ci racconta il femminicidio: analisi del discorso mediatico

Nel chiarire le modalità di selezione del campione oggetto della nostra analisi, abbiamo fatto riferimento a due parole-chiave: delitto passionale e accecato dalla gelosia/raptus di gelosia. Si tratta di sintagmi che, per la loro ricorrenza e incidenza nel discorso mediatico che tratta il femminicidio, hanno costituito il punto di partenza della nostra analisi del discorso.

Critical discourse analysis
L’analisi critica del discorso (CDA, Critical Discourse Analysis) parte del presupposto per cui ogni discorso debba essere considerato in riferimento al contesto sociale, culturale e politico in cui si inserisce, per poi porre in luce una potenziale relazione tra linguaggio, ideologia e struttura sociale (cfr. Rogers 2011). Il linguaggio costituisce, dunque, una pratica sociale.
Avvalendosi di contributi provenienti da diverse discipline (tra cui citiamo la linguistica, l’antropologia, le scienze sociali, l’etnografia della comunicazione, la pedagogia critica, ecc.), essa si pro pone di evidenziare come «le strutture sociali determinano le proprietà dl discorso e come il discor so a sua volta determina le strutture sociali» (Fairclough 1995: 27) veicolando e promuovendo determinate idee.
L’oggetto di studio è il discorso pubblico e, in maniera particolare, quello dei media: è evidente come il focus non si soffermi su qualsivoglia testo letterario, ma solo su quelli di una certa rilevanza sociale. A partire da questi, la CDA si occuperà di analizzare la maniera con cui i mezzi di comunicazione e di divulgazione costruiscono le espressioni e argomentazioni in grado di plasmare la percezione della realtà che ci circonda.

Discourse is a major instrument of power and control and critical discourse analyists […] feel that it is indeed part of their professional role to investigate, reveal and clarify how power and discriminatory value are inscribed in mediated through the linguistic system: critical discourse analysis is essentially political in intent with ist practitioners acting upon the world in order to transform it and thereby help create a world where people are not discriminated agains because of sex, colour, creed, age or social class (Caldas-Coulthard e Coulthard 1996).

Così i docenti universitari Carmen Rosa Caldas-Coulthard e Malcolm Coulthard riassumono efficacemente le ragioni della CDA: esaminando il ruolo del potere nella costruzione sociale della differenza e della discriminazione, l’Analisi Critica del Discorso si occupa di portare alla luce il modo in cui queste vengono create, veicolate o messe in discussione tramite le interazioni linguistiche tra gli utenti. Rendendo evidenti tali dinamiche di produzione dell’ingiustizia sociale, gli analisti critici del discorso sentiranno anche il dovere morale di smantellarle (cfr. Meyer-Wodak 2009: 9).
Questo lavoro - attraverso l’analisi del discorso giornalistico che tratta la violenza sulle donne - presume di fare altrettanto rispetto ai rapporti di potere che definiscono la disparità di genere.
A questo punto, riteniamo imprescindibile chiarire qui la relazione che intercorre tra il discorso e il potere.
Per Micael Faucault, uno dei principali promotori della CDA, il nodo che essa dovrebbe sciogliere è questo: «in che modo, nelle società occidentali moderne, la produzione di discorsi cui si è attribuito un valore di verità è legata ai vari meccanismi e istituzioni di potere?» (Foucault 1976: 8).
Il quesito ha trovato appoggio nella convinzione del linguista e semiologo francese Roland Barhes per cui:

il potere è presente anche nei più delicati meccanismi dello scambio sociale: non solo nello Stato, nelle classi, nei gruppi, ma anche nelle mode, nelle opinioni comuni, negli spettacoli, nei giochi, negli sport, nelle informazioni, nei rapporti familiari e privati, e persino nelle spinte libe ratrici che cercano di contestarlo: io chiamo discorso di potere ogni discorso che genera la colpa, e di conseguenza la colpevolezza, di colui che lo riceve [...] il potere è il parassita d’un organismo trans-sociale, legato all’intera storia dell’uomo, e non solamente alla sua storia politica, storica. Questo oggetto in cui, da che mondo è mondo, s’inscrive il potere è: il linguaggio – ovvero, per essere più precisi, la sua espressione obbligata: la lingua (Barthes 1981: 7).

È chiaro, dunque, come al linguaggio venga riconosciuta la facoltà di definire l’individualità di ognuno giacchè è per mezzo di esso che le varie forme del potere (che è immanente, secondo la logica foucaultiana) la forgiano.
Di qui, la convinzione di Fairclough per cui il discorso sia in grado di appoggiare e riprodurre relazioni di potere anche asimmetriche e quindi, di esercitare forme di oppressione all’interno del tessuto sociale (cfr. Fairclough 1995). A questo punto, il discorso (insieme con le relazioni di pote re che ne derivano) diverrà più efficace nella misura in cui si vedrà legittimato da un contesto culturale ampiamente condiviso: «when most people in a society think alike about certain matters, or even forget that there are alternatives to the status quo, we arrive at the Gramscian concept of hegemony» (Meyer-Wodak 2009: 8). Nel nostro caso, abbiamo precedentemente discusso come il retroterra culturale che sorregge e legittima la disparità di genere sia il patriarcato.

Particularly the language of the mass media is scrutinized as a site of power, of struggle and also as a site where language is often apparently transparent. Media institutions often purport to be neutral, in that they provide space for public discourse, reflect states of affairs disinterestedly, and give the perceptions and arguments of the newsmakers. Fairclough reveals the fallacy of such assumptions, and illustrates the mediating and constructing role of the media with a variety of examples (Meyer-Wodak 2009: 12).

Così gli autori Meyer e Wodak riconoscono alla CDA non solo il dovere di rendere manifeste le relazione di potere mediate dal discorso, ma anche quello di stimolare l’agency di tutti gli attori coinvolti nelle dinamiche comunicative, educative e di divulgazione (in particolare dei media) affinché abbiano gli strumenti atti a riconoscere l’ingiustizia da un lato, e a promuovere l’uguaglianza dall’altro in un’ottica costruttiva.

Questo brano è tratto dalla tesi:

«Se l'è cercata»: il sessismo implicito nel discorso giornalistico sul femminicidio

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriella Sauchella
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università per stranieri di Siena
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Giulia Grosso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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Parole chiave

media
patriarcato
delitto passionale
sessismo
vittimizzazione
violenza di genere
femminicidio
discorso mediatico
frame interpretativi
raptus di gelosia

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