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Il piano per il centro storico di Bologna


Vantaggi del recupero dei centri storici punti chiave:
‣ Servizi al centro;
‣ Risparmio della risorsa suolo;
‣ Infrastrutture primarie già esistenti (fognature, strade ecc..);
‣ Si limita la crescita incontrollata in periferia;
Recuperare il centro storico è una politica che va incontro con il principio di sostenibilità poiché contiene la crescita demografica e risparmia suolo.

Da città capitale a grossa provincia agraria

L'arrivo delle armate francesi a Bologna nel 1796 segna con nitidezza anche la fine di un'età economica e l'inizio di una nuova, destinata a caratterizzare la città fino al nostro secolo. È difficile dire quale sia l'incidenza che sull'architettura bolognese ha questo trapasso economico e in quali modi esso avvenga. La grande Bologna basava la sua fortuna su di un vasto sviluppo industriale. Si occupava della produzione della seta e della canapa. Queste erano la loro moneta di scambio sul mercato internazionale.
Il piano di Pio VI conteneva già numerose soluzioni atte a favorire ampi processi economici ai quali diede realtà solo all'arrivo dei francesi. Con l'avvento di questi ultimi la città mosse nella direzione dell'economia agricola e mosse lì i suoi capitali, fuggendo alla crisi delle manifatture industriali. E' assai probabile che la fine di un mondo architettonico così ricco, ed il suo assestamento su valori medi o di tessuto passi anche attraverso il tracollo di un così eccezionale sviluppo industriale, e si adatti bene alla nuova società : nella quale faranno la loro apparizione famiglie borghesi di mediatori o commercianti.
Non bisognerà dimenticare che, a questo maggiore livellamento borghese dell'edilizia bolognese dopo il 1796, concorrono le numerose demolizioni di edifici ecclesiastici, avvenute dopo la vendita alle aste dei Beni Nazionali.
Quanto alle grandi manifatture della seta e della canapa, esse erano destinate a deperire rapidamente, nei primi anni del XIX secolo, per effetto del blocco continentale. I tradizionali acquirenti si dovevano infatti rivolgere altrove. Intorno alla metà del secolo, l'antica fortuna di Bologna, era praticamente scomparsa. Mutazioni tanto rapide quanto sconvolgenti si alleano alla nuova e definitiva attenzione che il capitale dedica all'investimento fondiario e all'agricoltura.
Ed è anche chiaro cosa ciò significhi nei riguardi dell'architettura, destinata a statizzarsi su forme e modi di concreta modestia, di ricco opportunismo. Dall'altra parte è vero anche che, almeno fino al 1859 e all'unità nazionale è proprio questa inattitudine del capitale verso la speculazione immobiliare urbana che rende immobile il panorama dell'architettura locale, ne allontana troppo vaste demolizioni e fa della prima metà del secolo XIX un momento di modestia ma, felice orditura di riordinamento del tessuto architettonico urbano.

Il piano per il centro storico – storia

Quella di Bologna è un'esperienza che viene maturata negli anni '70. La carta di Gubbio avrà già prodotto i suoi effetti. Il contributo culturale offerto dall'esperienza bolognese, ha, di fatto, costituito una svolta nel panorama delle politiche del recupero urbano.
Fonte d'ispirazione per la stessa legislazione nazionale (L.457/78), il piano per il centro storico di Bologna ha per anni rappresentato, a livello europeo, un modello di riferimento per numerose altre esperienze. È comunque importante sottolineare che a rendere possibile questa particolare esperienza hanno concorso tutta una serie di condizioni a contorno difficilmente riscontrabili in altre città italiane:
• un apparato organizzativo della macchina comunale efficiente;
• una qualità tecnica elevata dei professionisti all'interno dell'amministrazione comunale;
• una stabilità politica nelle giunte (sulla base di un'alleanza PCI-PSI);
• una società fortemente strutturata e organizzata;
• una consistente proprietà comunale.
Concepito come variante del piano regolatore del 1958, il Piano per il centro storico di Bologna riguarda la parte di città compresa entro i viali di circonvallazione che insistono sul tracciato della cinta muraria del XIV- XVII secolo, nonché alcuni borghi storici esterni alle porte, che ormai si possono considerare facenti parte dell'agglomerato antico.
È la prima esperienza di un grande centro storico dove viene portata avanti questa politica di piano. Si stabilisce che una delle caratteristiche principali del PRG sia il blocco dell'espansione, la crescita zero. È una scelta di politica comunale deriva da una presa d'atto di un blocco dal punto di vista demografico della città: le amministrazioni porteranno avanti un atteggiamento di contenimento. Questo ragionamento tira fuori un altro tema che è quello della sostenibilità urbana. La sostenibilità riguarda il conservare e preservare risorse, limitare gli sprechi ecc. 
La presenta antropica minaccia l'approvvigionamento e l'equilibrio naturale, in termini di riproducibilità delle risorse: consumiamo una quantità di risorse che non si riesce più a rigenerare come in passato. Bisogna fermare questo processo di eccessivo consumo, permettendo che le risorse si rigenerino → sostenibilità.
Se in un centro storico ci sono unità abitative inabitate, questo è uno spreco, ed esse possono essere destinate a varie attività sia abitative che pubbliche, avendo già delle costruzioni pronte e non dovendone costruire di nuove.

Struttura e forma della città antica

L'analisi dei diversi momenti storici dell'espansione porta a considerare il centro storico di Bologna come un'aggregazione di varie unità morfologiche il cui disegna era globalmente percepibile attraverso il rapporto che si veniva determinando tra:
• Il contorno limite: le mura;
• Il tessuto edilizio: case, abitazioni;
• Le emergenze architettoniche: grandi edifici pubblici e vuoti delle piazze.

Il centro storico di Bologna ha una facile struttura: città di impianto classico con una forte crescita del tessuto medioevale e mura ad andamento centrico. Non è esteso come quello di Palermo ma è più ampio di quello di Assisi. Sono presenti anche stratificazioni di stampo cinquecentesco (stratificazioni sempre meno complesse di quelle di Palermo e Napoli).
Bologna è una città prevalentemente mercantile. Vi è una borghesia mercantile molto sviluppata. La configurazione fisica nei secoli è strettamente correlata con il tessuto sociale e storico presente. E' inoltre una città che nel ‘500 e nel ‘600 diventa parte dello Stato Pontificio e che ha un suo assetto compiuto, riconosciuto e documentato storicamente già nel 1600. Questo sarà molto utile per quanto riguarda la documentazione per il piano di recupero.

Il nucleo più antico del centro storico, corrispondente alla seconda aggregazione morfologica (mura del 1000) si configura oggi come la tipica città murata formatasi sull'impianto a scacchiera di età romana. Intorno a questo nucleo si sviluppò, dal XIV al XVIII secolo, lungo le radiali di penetrazione del territorio, la città rinascimentale e barocca che, seppure circondata da mura, manteneva nel suo interni ampi spazi liberi configurati ad orti e giardini strettamente legati con le abitazioni.

L'impianto stradale, impostato sul tracciato romano, si sviluppò e configurò in un periodo nel quale la maggior parte dei movimenti della città erano fatti a piedi. Era quindi un tessuto essenzialmente adatto ai pedoni. La città rinascimentale e barocca, quella cioè della terza aggregazione urbana, ha lotti di forma ettagonale irregolarmente allungati. Solo con questa aggregazione si rileva un profondità accentuata dei lotti ed un ribaltamento dei rapporti fra pieno e vuoto. All'interno di questi lotti si realizza un ampio sistema di orti e giardini.
La scala di quest'ultima espansione è superiore alla precedente ed è caratterizzata dalle ampie strade radiali porticate e da un continuum architettonico che rappresenta una struttura urbana del tutto originale. All'interno il sistema degli orti e giardini è collegato con la viabilità principale attraverso androni e cortili.

La città subisce modeste trasformazioni nel suo nucleo storico nel 1800. Subisce un'espansione radiocentrica con isolati a scacchiera. Vi è anche una consistente previsione di verde pubblico. Nelle previsioni ottocentesche non vi sono grandi perturbazioni sul tessuto urbano preesistente e quindi il centro storico non fu molto alterato.
Possiamo notare come le espansioni fino a una certa data avvengono in modo controllato e radio centrico. L'esplosione dell'urbanesimo, iniziato a Bologna nel 1902 con la demolizione delle mura urbane, ha cancellato l'equilibrio e la carica figurativa originale di tale disegno. Più ci avviciniamo alla metà del ‘900 e più queste si intensificano, l'impianto centrico si perde. Nel 1972 il suolo è stato consumato e aggredito e si è perso appunto l'impianto. Non è così tragico come a Napoli però comunque la città è cambiata.

Qui entra in scena la scelta del blocco della crescita della città e della tutela del suolo. Bisogna evitare gli sprechi e recuperare le zone e le abitazioni non occupate del centro. In questo modo si contribuirà a recuperare gli edifici in disuso e decadenti e così si eviteranno anche crolli ed ulteriori spese.

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